Claudio Lippi si racconta: mi piacerebbe condurre un programma per dar voce alla gente comune

“Oggi bisognerebbe dimenticare le logiche di appartenenza partitica per combattere uniti contro questo virus sconosciuto e terrificante”

Da quando Maurizio Costanzo ha inventato il talk show leggero ne sono passati di anni. La televisione italiana è cambiata molto e non sempre in meglio.

Lo sa bene Claudio Lippi che quel mezzo di informazione e intrattenimento lo ha visto nascere: “Avevo 9 anni quando ebbi la fortuna di guardare la prima trasmissione nel ’54”.

“Oggi il talk è prevalentemente di natura politica. L’abbiamo visto durante il lockdown. Ci sono state reti che hanno trasformato il palinsesto. Io ero rimasto al detto che “l’Italia era un Paese di poeti e navigatori”, secondo me l’Italia è un paese di virologi. Obiettivamente due pareri uguali non sono mai riuscito a sentirli, intanto perchè si parla di qualcosa che non si conosce, i virologi tentano di capire questo virus, ma non se ne conosce la natura. Non ho la presunzione di poter esprimere giudizio su un tema così grave nel mondo – continua Lippi – ma ciò che ritengo non proprio positivo è che si è arrivati impreparati, non tanto a livello medico, ma di organizzazione e gestione dell’emergenza”.

Alla domanda su quale programma gli piacerebbe oggi condurre il presentatore televisivo risponde: “Il mio sogno sarebbe fare un programma molto sereno dove far parlare le gente comune perchè in questo momento siamo tutti usciti un po’ stravolti dal lockdown precedente e questa attualità sta creando problemi a tutte le categorie. Ci tengo a sottolineare che dietro la chiusura di teatri, di concerti  e di spettacoli, non ci sono solo gli artisti che non si possono esibire, ma ci sono famiglie che vivono di stipendi normali e alcune di loro  aspettano da mesi la cassa integrazione”.

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