“Vulgaris Motel” è il primo album di Enrico Marchi, Era Vulgaris. Esce su (D:Side – Jaywork Music (Jaywork.com).
Come hai iniziato la tua carriera per poi arrivare a qusto disco, “Vulgaris Motel”?
Sono nato nel 1978 a Mestre. La musica mi ha attratto subito e da subito provo a realizzare progetti innovativi. A 20 anni l’incontro con il lungimirante artista e amico Diego Broggio (DB Boulevard). Segna per me l’inizio di un percorso che mi porterà ad essere il primo artista a suonare elettronica ‘live in Veneto e successivamente in Italia. Mi esibisco live usando soltanto strumenti elettronici e sintetizzatori. Ho dato vita vita ad un vero e proprio show che coinvolge il pubblico portando pura sperimentazione e imprevedibilità in performance eclettiche e sceniche tutt’altro che scontate.
Come è arrivato il successo?
Con il supporto di DJ Internazionali ed entrando a far parte della Kadabra Digitral Wizard, etichetta che ha rivoluzionato il mondo della techno elettronica a livello mondiale. Nel 2001 pubblico Bastard Ben all’interno dell’EP Handle With Care, ancora oggi suonato e ristampato in tutta Europa, portandomi a suonare in tanti top club italiani e pure all’estero, al Mad di Losanna, alla Street Parade di Zurigo, alla Nature One in Germania, all’Ambasada Gavioli, etc.
E che ci dici di “Bastard Ben”, un vero inno?
Sono felicissimo “Bastard Ben” sia diventato uno dei dischi icona dell’elettronica, apprezzato da artisti di spicco come Gigi D’Agostino e molti colleghi che stimo, tra questi Franchino, che ha creato vero e proprio ‘ritornello’ intitolato “Bambolina”. Ancora oggi è oggi cantato dai più giovani. Proprio la scomparsa dell’amico Franchino, che ancora oggi lascia un vuoto incolmabile, ho pensato di creare un EP “Bastard Ben” 25 anni dopo, inserendo tra le varie versioni proprio quella cantata dal canta storie di Metempsicosi… Oggi però ho molti altri progetti in cantiere. Ad esempio, collaborazioni con artisti di spicco che non posso spoilerare altrimenti toglierei tutto l’effetto mistero e sorpresa.
C’è spazio per una elettronica “dura e pura” come è sempre stata la tua? Oppure tutta la scena, anche internazionale, sta diventando un po’ “di plastica”?
Credo che nel ci sia spazio per qualsiasi tipo di musica, come scoprirete nell’album. Una volta anch’io pensavo esistesse spazio solo per la musica “dura e pura”, ma con il tempo sperimentare sempre di più e confrontandomi con artisti di qualsiasi genere, ho capito l’importanza di mantenere le proprie radici ma ognuno può fare la musica che sente, sarà il pubblico a decretare se un brano è vincente o no anche perché entrano in gioco poi diversi fattori. Non penso sia la scena musicale a diventare di “plastica”. Purtroppo noi come persone, le sensazioni che percepiamo e quello che facciamo, stanno trasformando l’intera nostra esistenza in “plastica”.
Ci racconti com’è nata la tua collaborazione con Jaywork Music per il tuo album “Vulgaris Motel”?
La conoscenza con Jaywork è nata quando sono entrato a far parte della Kadabra Digital Wizard, con la produzione dell’EP “Handle With Care”, dove è inserita “Bastard Ben”, e da lì è cominciato tutto e sta continuando, perché anche per l’album ho ricevuto diverse offerte, ma ritenendomi un romantico. Il primo amore non si scorda mai.
Che consigli daresti a chi è giovane e vuol fare musica?
Ho sempre pensato che produrre musica come fare qualsiasi altro mestiere artistico, sia un dono che ci permetta di lasciare un segno indelebile del nostro passaggio perché un brano rimane per sempre, se apprezzato ancora di più. E’ bello fare serate, perché come i concerti sono un abbraccio ed un ringraziamento che l’artista fa al suo pubblico. Creare e produrre musica però è rimanere eterni.
