Francesca Pascale ieri al Roma Pride non è passata inosservata. Non solo per la sua storia personale, ma per il messaggio scritto nero su bianco sulla maglietta che ha scelto di indossare: “Destra liberale dove sei? Silvio ci manchi”. Una frase che è insieme un rimprovero, un appello e un atto d’amore. A Berlusconi, certo. Ma anche a una tradizione politica che sembra essersi smarrita.
Da donna berlusconiana di ferro, Pascale rivendica con fierezza un’eredità che va oltre il gossip e la cronaca rosa. Ricorda – a chi ha memoria corta – che Silvio Berlusconi, pur nella sua complessità, è stato l’unico leader del centrodestra a parlare (e agire) in favore delle libertà individuali senza farsi intimidire dall’integralismo né dalla paura del consenso. Oggi quella destra liberale sembra assente, imbavagliata o peggio: dimenticata.

La sua presenza al Pride è tutt’altro che casuale: è politica, nel senso pieno e alto del termine. È la prova che esiste un’altra destra possibile, che non ha paura dei diritti civili, che non considera le battaglie LGBTQ+ un patrimonio esclusivo della sinistra. Pascale lo ha detto con i fatti, con le parole, con quella maglietta che – più di tanti comizi – ha saputo parlare chiaro.
Il centrodestra ha bisogno di ricordarsi da dove viene e dove potrebbe ancora andare, se solo volesse tornare a essere davvero inclusivo, moderno, liberale. Magari partendo proprio da una donna che oggi, sfilando al Pride, ha fatto più politica di tanti che da anni occupano poltrone e dimenticano le idee.