Intervista di Giusy Trimboli al regista, scrittore e docente novarese.
Regista, scrittore, e docente. Un percorso poliedrico che abbraccia diverse forme di narrazione. Da dove nasce questa tua passione per il racconto?
La mia passione per la narrazione nasce dall’amore per le storie che mi hanno accompagnato fin da bambino. Ricordo che da piccolo ero affascinato dai libri, dai film, dai fumetti (che all’epoca erano davvero una valvola di sfogo e di conoscenza) e persino dai racconti orali che ascoltavo in famiglia.
La narrazione è sempre stata per me un modo per esplorare mondi diversi, per capire meglio le persone e per dare un senso alla realtà. Raccontare storie è un bisogno umano primario, un modo per condividere emozioni, idee e visioni del mondo.
Recentemente hai pubblicato diversi nuovi libri e lavorato a progetti audiovisivi. Puoi raccontarci qualcosa di più su queste tue ultime fatiche creative?
Nel 2024 hanno pubblicato un saggio dal titolo “Sociologia Telefilmica. Nascita ed evoluzione delle serie TV”, ch’è un testo che va a sviscerare tutto l’amore che ho per le narrazioni seriali. Ma è stato ripubblicato anche “Kenzo Tanaka e la Tetrafobia” e, nel corso del 2025, dovrebbero uscire (il condizionale è d’obbligo) cinque nuovi libri. Un nuovo saggio che tratta il fenomeno dei vigilanti mascherati, un racconto con Sherlock Holmes protagonista, il nuovo reboot di Kenzo Tanaka e altri due romanzi. Un altro, a dire il vero, l’ho inserito autonomamente su Amazon: “L’Audace Viaggiatore” parte proprio da un plot audiovisivo (cortometraggio omonimo del 2009) e l’ho trasformato in un romanzo di fantascienza italiana.
Nell’ambito audiovisivo ho realizzato alcuni progetti, uno per un Liceo Artistico, un music-video per una band di Torino e un mio cortometraggio ch’è disponibile su YouTube col titolo de “Il Dono” dove il poeta milanese Vincenzo Costantino – in arte Cinaski – offre una sua poesia e la narra con la sua voce. Un film breve emozionante e concettuale.
Nei tuoi lavori, sia cinematografici sia letterari, emerge spesso un forte legame con la narrazione visiva e simbolica. Qual è l’elemento che consideri più importante in una storia ben costruita?
Per me, l’elemento più importante in una storia è l’autenticità. Che si tratti di un film, di un romanzo o di un cortometraggio, la storia deve avere un cuore vero, qualcosa che risuoni col pubblico a livello emotivo. Poi, ovviamente, ci sono altri aspetti cruciali: la struttura, i personaggi, il linguaggio visivo. Ma senza autenticità, tutto il resto perde di significato. Mi piace usare simboli e immagini perché hanno il potere di comunicare in modo universale, superando le barriere linguistiche e culturali.
Oltre alla tua carriera di regista e scrittore, sei anche docente di storytelling multimediale. Quali sono le principali sfide nell’insegnare l’arte della narrazione oggi, in un mondo in cui i contenuti sono sempre più rapidi e frammentati?
Insegnare storytelling oggi è una sfida affascinante, ma complessa. I giovani sono immersi in un flusso costante di informazioni e contenuti, spesso molto brevi e superficiali. Ho dovuto modificare i moduli didattici negli anni, proprio per la continua evoluzione dei media. La sfida è aiutarli a capire che una buona storia richiede tempo, cura e profondità. Cerco di insegnare loro che, nonostante la velocità dei social media e delle piattaforme digitali, il pubblico cerca ancora storie che lo emozionino e che lo facciano riflettere. Il trucco è trovare un equilibrio tra l’immediatezza dei nuovi media e la profondità della narrazione tradizionale. Ma non sempre è facile, molti sono letteralmente annoiati dal “troppo”.
Il linguaggio audiovisivo è in continua evoluzione grazie alle nuove tecnologie e ai social media. Come pensi che queste trasformazioni stiano influenzando il modo di raccontare storie?
Le nuove tecnologie e i social media hanno democratizzato la narrazione, permettendo a chiunque di raccontare storie e raggiungere un pubblico globale. Questo è un aspetto positivo, perché ha ampliato le possibilità creative. Tuttavia c’è anche stata una certa omologazione e una perdita di qualità generale. Credo che il compito di chi fa storytelling oggi sia sfruttare questi strumenti senza perdere di vista l’essenza della narrazione: creare connessioni emotive e significative col pubblico. in un mondo in cui i contenuti sono sempre più rapidi e frammentati.
Hai lavorato su diversi formati, cortometraggi, documentari, sceneggiature, romanzi e videoclip musicali. Quale senti più vicino al tuo modo di raccontare o che ti dà maggiore libertà espressiva e perché?
Ogni formato ha il suo fascino e le sue peculiarità, ma se devo scegliere, direi che il romanzo è quello che mi dà maggiore libertà espressiva. Con la scrittura posso esplorare i pensieri più intimi dei personaggi, creare mondi complessi e giocare con il tempo in modo più fluido rispetto all’audiovisivo che ha tempi dettati sempre e solo dal budget.
Molti dei tuoi progetti affrontano tematiche profonde, a volte anche sperimentali. C’è un filo conduttore che lega le tue opere, qualcosa che ricerchi costantemente nelle tue storie?
Sì, c’è un filo conduttore che lega le mie opere: la ricerca della verità umana. Che si tratti di un romanzo, di un film o di un documentario, cerco sempre di scavare nelle profondità dell’animo umano, di esplorare le contraddizioni, le paure, i sogni e le speranze delle persone. Mi interessa raccontare storie che siano universali, ma che al tempo stesso siano radicate in contesti specifici e autentici. La sperimentazione, per me, è un modo per trovare nuove forme per esprimere queste verità.
Guardando al futuro, quali sono i progetti che hai in cantiere? Possiamo aspettarci qualcosa di nuovo nel cinema o nella letteratura a breve?
Certamente. Come detto usciranno nuovi testi, alcuni sono stati scritti anni fa e rivisti per l’occasione. Quindi in ambito editoriale usciranno diversi titoli nel prossimo biennio. Se tutto andrà bene usciranno anche due fumetti che però avranno una distribuzione autonoma. Per ciò che concerne la parentesi audiovisiva direi che andrà più a rilento, ma ci sarà spazio per un nuovo cortometraggio e, se andrà in porto un progetto, anche una web-series con giovani attori.
Infine, che consiglio daresti a chi vuole intraprendere una carriera nel mondo dello storytelling, sia esso scritto, audiovisivo o multimediale?
Il mio consiglio è semplice: siate curiosi e autentici. Leggete diversi generi, scoprite anche l’Arte del Fumetto, guardate film, ascoltate storie, ma soprattutto vivete esperienze che vi arricchiscano come persone. Lo storytelling è prima di tutto una questione di umanità. Non abbiate paura di sperimentare e di fare errori: è attraverso gli errori che si impara e si cresce. E, soprattutto, non perdete mai di vista il vostro obiettivo: emozionare, far riflettere, connettervi con gli altri. Questo è il cuore di ogni storia.