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Home LiveMusic

Matthew Monastero: Puccini la mia vera fonte di ispirazione

Andrea Iannuzzi by Andrea Iannuzzi
26 Novembre 2024
in LiveMusic, LiveNews, LivePeople, LiveVIP
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Chi pensa che la musica lirica sia solo roba da intellettuali attempati, sbaglia. Ad affermarlo con determinazione è una delle più talentuose promesse dell’Opera contemporanea, Matthew Monastero. L’artista pugliese, che sta dedicando la sua vita al canto e al teatro, è convinto che anche i giovani di oggi si possano accostare al mondo dei grandi compositori. Puccini è la sua fonte di ispirazione, spesso ha portato in scena diverse arie del leggendario maestro. E dai lui ha ereditato anche quella giusta trasgressione che posta sui social mostrando un corpo perfetto. E’ sempre arte anche quella.

Matthew cosa l’ha spinta a scegliere il canto lirico e, in particolare, il ruolo da basso ? 

Per me la musica, fin da piccolo, è sempre stata la mia vita. Mi sono appassionato al genere lirico all’età di 12 anni, ascoltando per la prima volta “Il mare calmo della sera” di Andrea Bocelli. Poi, il mio insegnante di canto ha cominciato a farmi ascoltare i miti intramontabili: Luciano Pavarotti, Placido Domingo, José Carreras, Maria Callas. Ecco, da lì mi si è aperto un mondo, perché ammiravo queste estensioni vocali in modo assurdo. Ancora oggi continuo a migliorare la mia tecnica sempre di più, perché con la musica non si smette mai di studiare! Poi, dai racconti dei miei familiari, dalla parte di mia madre, ho scoperto che mio nonno era un megalomane dell’opera, anche se l’ho conosciuto per poco, e forse sarà stato anche lui la mia fonte di ispirazione. Migliorando la voce con il passare del tempo, sono diventato un basso con una tessitura vocale molto rara nel teatro.

Qual è il ruolo che considera più impegnativo nel suo repertorio e perché?

Quando mi pongono questa domanda, parto dal presupposto che il mio compositore preferito sia Giacomo Puccini. Nelle opere di Puccini si riconosce una delle più vitali esperienze del nostro teatro d’opera. Anche per questo, l’opera del Maestro è stata letta nei modi più diversi e ha dato voce alle discussioni più appassionate, tra entusiasmi senza riserve e netti rifiuti. Uno dei motivi del fascino pucciniano risiede nel legame tra la vita interiore dell’artista e le “creature” originate dalla sua fantasia. Io amo Puccini soprattutto perché era esigente dai suoi librettisti, richiedendo trame strazianti in cui passione erotica, sensualità, tenerezza, pathos e disperazione potessero fondersi in toccanti drammi umani, i drammi delle sue eroine. Sono le donne, infatti, a rappresentare vere e proprie emanazioni del suo stato d’animo, incarnazioni della sua verità psicologica più sofferta. Parlando di arie da basso, sono diverse e indicarne una sarebbe riduttivo. Mi vengono in mente, tra le mie opere preferite di Puccini, “La Bohème”, nelle vesti di Colline (il filosofo), e altri personaggi come il Conte Rodolfo (da “La Sonnambula” di Bellini), Sparafucile (da “Rigoletto” di Verdi), Padre Guardiano (da “La forza del destino” di Verdi), Gurnemanz (da “Parsifal” di Wagner) e Hagen (da “Götterdämmerung” di Wagner). Considero queste opere, con queste arie, difficili a livello di tessitura vocale e perché bisogna avere una tecnica ben assodata per affrontarle.

Come si prepara fisicamente e vocalmente per un’esibizione? 

Il riscaldamento effettuato con il trillo linguale o labiale, i “muti” (vocalizzi a labbra chiuse), l’utilizzo di emissioni nasalizzate, i vocalizzi con arrotondamento moderato delle labbra, condotti su glissati, scale o arpeggi, e su tutta l’estensione vocale, inducono un adeguamento della funzione respiratoria in termini di rapidità di sostegno respiratorio. Queste tecniche riducono le forze esercitate direttamente e medialmente sulle corde vocali, portano le corde a vibrare solo sul loro bordo libero in una sorta di registro medio, che permette di verificare le “posizioni” senza “stringere la gola” e senza dare subito “volume” in registro pieno, tonificando in lunghezza le corde stesse. Per i cantanti lirici è richiesta anche una disciplina severa, del tutto simile a quella che un atleta deve seguire per ottenere dei risultati. Mantenermi in forma non è solo un desiderio, ma anche una necessità: è il corpo, nella sua interezza, il mio strumento musicale; dunque, cerco di fare esercizio, nella musica ma anche praticando sport.

Qual è il suo rapporto con la musica contemporanea e come vede l’evoluzione del canto lirico?

Io penso che la musica  fatta come si deve sia tutta  bella ed è tutta bella da ascoltare in tutte le sue sfaccettature. Quando si parla di lirica, si pensa a volte che quello “classico” sia un repertorio difficile da capire, lontano dalla contemporaneità, adatto a un pubblico colto e maturo. Innamorarsi dell’opera in realtà è più semplice di quel che si immagini. È una forma d’arte popolare, si occupa dei sentimenti e perciò è comunque attuale e assolutamente universale. Non c’è bisogno di competenze specifiche per viverla. L’opera aiuta a conoscere noi stessi, i meccanismi dei rapporti umani.

Io confido sopratutto nei giovani ad amarla perchè la maggior parte dell’opere liriche sono italiane ad insegnarla nelle scuole fin da piccoli con l’educazione musicale per far assaporare la bellezza della musica. A un giovane  come me e sopratutto quello che faccio sempre aspirante cantante consiglierei di non farsi intimidire dalle difficoltà, perché sono all’ordine del giorno; suggerirei di fare, di agire, possibilmente senza perdere tempo e facendo tesoro degli eventuali incidenti di percorso e di tutto ciò che avrebbe potuto essere fatto meglio o diversamente. Consiglierei determinazione, ottimismo, fiducia. E di non darsi per vinto, per nessun motivo, di non smettere di credere nelle proprie potenzialità. Infine, ricorderei che poter usare una bella voce significa solo contare su uno dei tanti ingredienti necessari.

C’è un tenore del passato o del presente a cui si sente particolarmente legato e perché? 

Sì del passato Luciano Pavarotti. Non c’è un giorno che non ascolto delle area di Luciano o delle romanze  e quando lo ascolto alla prima nota mi emoziono perchè la sua voce così bella, brillante con estensione immane mi trasmette speranza e la voglia di non mollare mai e continuare di  poter svolgere questo mestiere che è uno dei mestieri più al mondo ovviamente con tutte le mille difficoltà. Pensando al presente che mi ricorda Luciano è Vittorio Grigolo, una presenza unica e coinvolgente con una voce  stupenda ecco lui lo ammiro veramente tanto  .

Lei ama molto mostrarsi senza veli, crede che il suo corpo possa mettere in ombra il suo talento?

Senza veli direi di no.  Sui social mi piace essere provocante e stuzzicare  in modo molto ironico mai volgare.  Ma la musica è il pilastro della mia vita ma come voleva Puccini nelle sue opere: la  sensualità, la trasgressione erano elementi fondamentali per lui.

Tags: Josè CarrerasLuciano PavarottiMatthew MonasteroPlacido Domingo
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