{"id":40714,"date":"2024-12-10T12:01:47","date_gmt":"2024-12-10T11:01:47","guid":{"rendered":"https:\/\/www.livemag.it\/index.php\/2024\/12\/10\/procreazione-assistita-e-nei-lea-salutequita-evitare-diseguaglianze\/"},"modified":"2024-12-10T12:01:47","modified_gmt":"2024-12-10T11:01:47","slug":"procreazione-assistita-e-nei-lea-salutequita-evitare-diseguaglianze","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.livemag.it\/index.php\/2024\/12\/10\/procreazione-assistita-e-nei-lea-salutequita-evitare-diseguaglianze\/","title":{"rendered":"Procreazione assistita \u00e8 nei LEA, Salutequit\u00e0 \u201cEvitare diseguaglianze\u201d"},"content":{"rendered":"
ROMA (ITALPRESS) \u2013 Incentivare le nascite \u00e8 una priorit\u00e0 sia dal punto di vista demografico sia per la condizione sociale del Paese e con l\u2019entrata in vigore del decreto tariffe, prevista per il 30 dicembre prossimo, in cui si riconosce l\u2019accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita come LEA, livello essenziale di assistenza, ogni individuo (o meglio, coppia) ha diritto di accesso tempestivo, sicuro e di qualit\u00e0 ovunque risieda nel nostro Paese.
Fine dell\u2019iniquit\u00e0, quindi, con cui le coppie si sono confrontate finora, sia per i costi, avendo definito una tariffazione per le prestazioni e il costo del relativo ticket per l\u2019omologa, sia per il numero di cicli erogabili, ad oggi variabile da 3 a 6.
E fine anche delle diversit\u00e0 nei criteri di accesso, ovvero all\u2019et\u00e0 di \u201csbarramento\u201d per le donne: si passa ad oggi da quella inferiore ai 42 anni dell\u2019Umbria ai 50 della Regione Veneto, a Regioni che hanno limiti di et\u00e0 differenziati per omologa ed eterologa (es. Regione Toscana 43 anni per omologa, 46 per eterologa).
Ora, con l\u2019entrata in vigore dei nuovi LEA l\u2019et\u00e0 massima della donna \u00e8 di 46 anni e il numero di cicli pari a 6.
Ma non tutto \u00e8 risolto se non sar\u00e0 evitata una serie di rischi \u2013 cinque i pi\u00f9 evidenti \u2013 che potrebbero creare problemi alle coppie, al SSN, al Paese alle prese con un inverno demografico generalizzato: l\u2019Istat prevede una flessione negativa pi\u00f9 marcata nel Mezzogiorno (fino a -4,8%), rispetto al Nord e al Centro.
La richiesta di PMA naturalmente aumenter\u00e0 e il primo allarme arriva proprio dall\u2019ultima Relazione al Parlamento che sottolinea come \u201crimane la diversa distribuzione dei centri pubblici e privati convenzionati, pi\u00f9 presenti nel Nord del Paese\u2026 Inoltre, un consistente numero di centri PMA di II e III Livello presenti sul territorio nazionale svolge un numero ridotto di procedure nell\u2019arco dell\u2019anno\u2026 Sarebbe auspicabile che i centri PMA fossero in grado di svolgere volumi di attivit\u00e0 congrui in modo da garantire qualit\u00e0, sicurezza e appropriatezza delle procedure nelle tecniche di PMA e che fossero equamente distribuiti su tutto il territorio nazionale per offrire il miglior livello di prestazione possibile\u201d.
I nuovi rischi da scongiurare li ha analizzati l\u2019Osservatorio di Salutequit\u00e0, che gi\u00e0 lo scorso anno aveva analizzato i problemi di questa importante prestazione.
Se la domanda aumenta, l\u2019offerta attraverso il SSN presenta sperequazioni per quantit\u00e0, oltre che per qualit\u00e0 e sicurezza, il primo rischio \u00e8 quello di una mobilit\u00e0 sanitaria interregionale destinata ad aumentare (e che rischia di impoverire le Regioni pi\u00f9 in difficolt\u00e0).
Nel 2021 il 41,5% dei cicli che utilizzano gameti donati \u00e8 stato effettuato in centri di una regione diversa da quella di residenza (mobilit\u00e0): nella maggior parte dei casi avviene verso i centri pubblici o privati convenzionati della Toscana e della Lombardia e verso i centri privati del Lazio. Il numero di cicli effettuati su pazienti per milione di abitanti \u00e8 un altro parametro importante per capire l\u2019offerta regionale. Lo standard di adeguatezza, secondo la societ\u00e0 scientifica ESHRE, \u00e8 di 1500 cicli per milione di abitanti.
Le Regioni che non raggiungono tale standard \u2013 dove quindi la mobilit\u00e0 \u00e8 ad alto rischio \u2013 sono 14. Sono al di sotto dei mille cicli molte regioni del sud\/isole (Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Liguria); fanno registrare i valori pi\u00f9 bassi Marche (180), Molise (355), Sardegna (543). Superano i 1000 cicli, ma non raggiungono i 1500: Veneto (1113), Piemonte (1198), Friuli-Venezia Giulia (1155) e PA Trento (1398). Oltre lo standard (1500 per milione di abitanti), Valle d\u2019Aosta (4429), PA Bolzano (3380), Toscana (2961), Lombardia (2221), Lazio (2139), Campania (1559).
In pi\u00f9, nel momento in cui la prestazione entra nei LEA, i confini per poter accedere alla prestazione a carico del SSN si allarga alla dimensione europea, per effetto della direttiva sulle cure transfrontaliere.
Il secondo rischio \u00e8 dell\u2019aumento dei tempi di attesa e della sussistenza dei requisiti per la mobilit\u00e0 nei confini europei a carico del SSN.
Una delle motivazioni per le quali l\u2019autorizzazione alle cure transfrontaliere non pu\u00f2 essere rifiutata \u00e8 quando l\u2019assistenza sanitaria in questione non pu\u00f2 essere prestata in Italia entro un termine giustificabile dal punto di vista clinico. Quindi il monitoraggio dei tempi di attesa diventa ancor pi\u00f9 necessario. Ma su questo, al momento, non esiste un sistema di monitoraggio al livello nazionale.
Esistono tuttavia pratiche interessanti sul territorio, che cercano di colmare questo bisogno informativo sviluppate in Piemonte, Basilicata, Veneto, Toscana.
Il terzo rischio \u00e8 quello di non riuscire a garantire percorsi di prevenzione e presa in carico dell\u2019infertilit\u00e0.
Secondo il progetto CCM (Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie) \u201cAnalisi delle attivit\u00e0 della rete dei consultori familiari per una rivalutazione del loro ruolo con riferimento anche alle problematiche relative all\u2019endometriosi\u201d offrono indicazioni interessanti.
I risultati mostrano che \u201cnel nostro Paese ci sono troppo pochi consultori familiari rispetto ai bisogni della popolazione (un consultorio ogni 35.000 abitanti sebbene siano raccomandati nel numero di uno ogni 20.000)\u201d. Prendendo a riferimento il fabbisogno di un consultorio ogni 20.000 abitanti, Agenas attraverso il portale statistico mostra che in 16 regioni mancano 919 consultori. Ne mancano di pi\u00f9 in Lombardia (-268), Lazio (-131), Campania (-163).
Il quarto rischio \u00e8 l\u2019iniquit\u00e0 generata da differenze di costo per l\u2019accesso all\u2019eterologa.
I nuovi LEA prevedono, in caso di gameti esterni alla coppia, che le tariffe siano definite dalla Regione. Questo perch\u00e8 i gameti devono essere importati dall\u2019estero e i costi variano a seconda degli accordi che si riescono a stringere.
Ci sono Regioni che hanno lavorato e investito gi\u00e0 per migliorare l\u2019offerta per l\u2019eterologa \u2013 in virt\u00f9 di un\u2019offerta pi\u00f9 strutturata e consolidata nel tempo \u2013 e che hanno utilizzato fondi propri e quelli previsti dalla Legge di bilancio n. 178\/2020. Stando all\u2019ultimo Rapporto al Parlamento ad esempio Emilia-Romagna e Lombardia, che sono anche tra le Regioni che hanno pi\u00f9 mobilit\u00e0 attiva, hanno investito le risorse del fondo per potenziare e strutturare meglio l\u2019offerta per l\u2019eterologa, creando una \u201cbanca di gameti regionale\u201d che possa occuparsi di procurement dall\u2019estero\/bancaggio\/distribuzione presso i centri di PMA.
Il quinto rischio \u00e8 l\u2019assenza di monitoraggio e valutazione dell\u2019effettiva garanzia di questo \u201cnuovo diritto\u201d per tutte le coppie che ne hanno necessit\u00e0 e in tutte le Regioni.
Come tutti i nuovi LEA, anche la PMA non \u00e8 ancora stata dichiarata oggetto di una valutazione e monitoraggio nel Nuovo Sistema di Garanzia. Eppure la PMA beneficia di un importante strumento che il Registro Nazionale PMA istituito presso l\u2019ISS, che fornisce dati e informazioni preziose su molti aspetti e che potrebbero essere integrate con indicatori sui tempi di attesa.
Agire su questi rischi vuol dire attivare leve importanti per assicurare finalmente equit\u00e0 anche a chi, per molti anni, ha visto tradire l\u2019accesso a cure garantite a persone nelle stesse condizioni, ma che avevano la fortuna di risiedere in territori con un CAP diverso dal proprio.
\u201cRendere davvero efficace ed efficiente la PMA non \u00e8 un vantaggio solo per la salute \u2013 commenta Tonino Aceti, presidente di Salutequit\u00e0 \u2013 ma anche un supporto per il sistema Paese alle prese con una denatalit\u00e0 che mette a rischio l\u2019intera tenuta economica e sociale. Superato lo scoglio dell\u2019inserimento nei Lea e del decreto tariffe non si possono pi\u00f9 correre rischi di ulteriori complicazioni: non devono esistere pi\u00f9 le insopportabili disparit\u00e0 di accesso e la PMA deve essere uguale in ogni angolo del Paese. E\u2019 urgente che la PMA diventi oggetto di monitoraggio e valutazione nel Nuovo Sistema di Garanzia dei LEA, integrando il sistema attualmente garantito dal Registro istituito presso l\u2019ISS con i tempi di accesso, cos\u00ec come adeguare l\u2019offerta sul territorio in termini quali-quantitativi. Altrimenti la mobilit\u00e0 andr\u00e0 ad erodere risorse importanti per la sostenibilit\u00e0 e la qualificazione dei servizi di alcuni territori. E le coppie che non potranno permettersi di viaggiare per accedere alle prestazioni continueranno ad essere penalizzate\u201d.
L\u2019Osservatorio di Salutequit\u00e0 \u00e8 realizzato con il contributo non condizionato di Bristol Myers Squibb, Incyte Biosciences, UCB Pharma, Menarini Group, BeiGene Italy srl, Ipsen S.p.A., Merck Serono SPA, Organon Italia.<\/p>\n
\u2013 Foto IPA Agency \u2013<\/p>\n
(ITALPRESS).<\/p>\n<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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