{"id":26638,"date":"2024-05-20T12:01:28","date_gmt":"2024-05-20T10:01:28","guid":{"rendered":"https:\/\/www.livemag.it\/index.php\/2024\/05\/20\/frosinone-traffico-di-rifiuti-9-arresti-e-4-societa-sequestrate\/"},"modified":"2024-05-20T12:01:28","modified_gmt":"2024-05-20T10:01:28","slug":"frosinone-traffico-di-rifiuti-9-arresti-e-4-societa-sequestrate","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.livemag.it\/index.php\/2024\/05\/20\/frosinone-traffico-di-rifiuti-9-arresti-e-4-societa-sequestrate\/","title":{"rendered":"Frosinone, traffico di rifiuti, 9 arresti e 4 societ\u00e0 sequestrate"},"content":{"rendered":"
FROSINONE (ITALPRESS) \u2013 La Squadra Mobile della Questura di Frosinone e il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale del Gruppo Carabinieri Forestale di Frosinone hanno dato esecuzione ad un\u2019ordinanza di applicazione di misure cautelari, emesso dal GIP presso il Tribunale di Roma su richiesta della competente Procura \u2013 DDA, consistente in 9 arresti domiciliari, sequestro preventivo di 4 societ\u00e0 e sequestro preventivo del profitto pari a circa 2.500.000,00 di euro.
Sono indagate 41 persone fisiche e 9 persone giuridiche, residenti in diverse regioni d\u2019Italia, per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, attivit\u00e0 organizzate per il traffico illecito di rifiuti, traffico illecito transfrontaliero di rifiuti, smaltimento illecito di rifiuti, sostituzione di persona e trasferimento fraudolento di valori. L\u2019indagine \u00e8 scaturita a seguito del vastissimo incendio divampato il 23 giugno 2019 all\u2019interno di un impianto di rifiuti di Frosinone, specializzato nel recupero e nel riciclaggio di rifiuti solidi urbani ed industriali. Dagli accertamenti eseguiti sulla gestione dei rifiuti da parte della societ\u00e0 affiorava una consolidata associazione finalizzata al traffico illecito di rifiuti. Dall\u2019attivit\u00e0 svolta, infatti, \u00e8 emersa una forte e stabile collaborazione tra gli amministratori (occulti) dell\u2019impianto di Frosinone andato distrutto, le varie societ\u00e0 campane che conferivano i rifiuti all\u2019impianto e i gestori dei tanti impianti di smaltimento e recupero finale degli stessi, in primis un impianto di rifiuti di Cisterna di Latina (LT). In particolare \u00e8 emerso come, dal primo gennaio del 2019, all\u2019interno della compagine societaria fosse entrato un noto imprenditore frusinate il quale aveva sostanzialmente cambiato il core business della societ\u00e0. Attraverso diverse societ\u00e0 di intermediazione campane, l\u2019imprenditore era riuscito ad accettare dalla Campania ingenti quantit\u00e0 di rifiuti che, invece, dovevano essere lavorati in quella Regione. In particolare l\u2019imprenditore, con i suoi collaboratori e con le societ\u00e0 di intermediazione, sfruttando le criticit\u00e0 del sistema di gestione dei rifiuti urbani della regione Campania, consentivano l\u2019abusiva uscita dall\u2019ambito regionale campano di ingenti quantit\u00e0 di rifiuti facendoli confluire presso l\u2019impianto di Frosinone. In pratica i rifiuti provenienti dalla Campania, da qualificarsi invece come \u201curbani\u201d nonostante il cambio del codice identificativo EER, transitavano con semplici operazioni di stoccaggio (senza dunque alcun trattamento) presso l\u2019impianto di Frosinone, al fine di farne perdere le tracce; da qui venivano poi trasportati in altro impianto sito in Cisterna di Latina (LT), e da qui, senza ulteriore trattamento, smaltiti come scarti di lavorazione presso una discarica di Colleferro. Il totale del quantitativo dei rifiuti erroneamente classificati ammonta a circa 2.550 tonnellate. L\u2019imprenditore, attraverso i suoi collaboratori, riusciva insomma a controllare, pur non comparendo personalmente, l\u2019impianto di Frosinone, utilizzandolo come sito di stoccaggio dei rifiuti provenienti dalla Campania, e intrattenendo rapporti con il rappresentante dell\u2019impianto di destinazione di Cisterna di Latina. Le indagini hanno accertato che l\u2019incendio dell\u2019impianto di Frosinone non ha segnato la fine del traffico illecito dei rifiuti: l\u2019organizzazione delineatasi intorno all\u2019impianto ciociaro, con a capo un imprenditore locale ed un imprenditore campano quali dominus occulti, ha continuato ad operare su tutto il territorio nazionale ed anche internazionale. I due infatti, forti delle loro conoscenze in quell\u2019ambito, hanno continuato la loro attivit\u00e0 di intermediazione ed al contempo si sono dedicati alla ricerca di un sito da trasformare nel nuovo centro dei loro affari. Dopo un iniziale interesse per un sito a Varese, la scelta \u00e8 caduta su un capannone ad Aviano (PN) gestito da una societ\u00e0 in liquidazione. In particolare, il sito di Aviano, in violazione delle prescrizioni riportate nell\u2019autorizzazione detenuta dalla societ\u00e0 e delle normative che regolamentano la gestione dei rifiuti, veniva stabilmente utilizzato per stoccare abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti misti di ogni genere, compresi quelli ospedalieri oltre a quelli organici, accatastati ben oltre la capacit\u00e0 consentita, falsamente indicati come plastica e gomma provenienti da svariati impianti dislocati sul territorio nazionale. Parte dei rifiuti accumulati presso il primo impianto, inoltre, senza essere sottoposti alla bench\u00e8 minima operazione di selezione o di cernita, venivano poi illegalmente redistribuiti presso ulteriori impianti gestiti da soggetti compiacenti, siti anche al di fuori dei confini nazionali, come in Ungheria o Repubblica Ceca, con il medesimo stratagemma della falsificazione del codice CER identificativo della tipologia dei rifiuti. Alla luce di quanto emerso, la Squadra Mobile ha dato esecuzione al decreto di perquisizione personale, locale, di sistemi informatici e telematici presso le sedi delle aziende coinvolte nell\u2019illecita attivit\u00e0, disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, ed eseguendo nella circostanza il sequestro finalizzato alla confisca dell\u2019impianto di Aviano, per un valore di oltre 2 milioni di euro, divenuto ormai saturo con circa 8500 tonnellate di rifiuti stipati nell\u2019intera area, con il rilevante pericolo di una possibile combustione degli stessi.
A coronamento dell\u2019attivit\u00e0 investigativa espletata, nella giornata odierna la locale Squadra Mobile e il personale del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale, ha dato esecuzione all\u2019ordinanza di misure cautelari emessa dall\u2019A.G. competente nei confronti dell\u2019organizzazione criminale
riconoscendo il reato di traffico illecito di rifiiuti. Nello specifico \u00e8 stata eseguita la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di 9 soggetti residenti tra il Lazio, la Campania ed il Friuli, oltre al sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta delle somme corrispondenti al profitto del reato ovvero il sequestro di beni di valore equivalente nei confronti di 4 societ\u00e0 operanti nel settore per un ammontare di circa 450mila euro; il sequestro preventivo impeditivo e finalizzato alla cconfisca delle aziende e delle quote sociali delle 4 societ\u00e0 stanziali nel Lazio ed in Campania nonch\u00e8 il sequestro preventivo funzionale alla confisca diretta delle somme corrispondenti al profitto del reato nei confronti degli autori delle condotte illecite, in contanti ovvero giacenti sui rapporti finanziari attivi ad esso riconducibili, per una somma complessiva pari a circa 2.500.000 euro.(ITALPRESS).<\/p>\n
Foto: Polizia di Stato<\/p>\n<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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