{"id":25102,"date":"2024-04-25T15:00:50","date_gmt":"2024-04-25T13:00:50","guid":{"rendered":"https:\/\/www.livemag.it\/index.php\/2024\/04\/25\/25-aprile-mattarella-senza-memoria-non-ce-futuro-ricordare-stragi\/"},"modified":"2024-04-25T15:00:50","modified_gmt":"2024-04-25T13:00:50","slug":"25-aprile-mattarella-senza-memoria-non-ce-futuro-ricordare-stragi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.livemag.it\/index.php\/2024\/04\/25\/25-aprile-mattarella-senza-memoria-non-ce-futuro-ricordare-stragi\/","title":{"rendered":"25 Aprile, Mattarella \u201cSenza memoria non c\u2019\u00e8 futuro, ricordare stragi\u201d"},"content":{"rendered":"
CIVITELLA VAl DI CHIANA (AREZZO) (ITALPRESS) \u2013 \u201cRivolgo un saluto a tutti i presenti, alla Vicepresidente del Senato, al Ministro\u00a0 della difesa, al Presidente della Regione, al Sindaco, alle Autorit\u00e0 e, con affetto particolare, a tutti i cittadini di Civitella e ai Sindaci presenti. Siamo qui, a Civitella in Val di Chiana, riuniti per celebrare il 25 aprile \u2013 l\u2019anniversario della Liberazione -, a ottant\u2019anni dalla terribile e disumana strage nazifascista perpetrata, in questo territorio, sulla inerme popolazione. Come abbiamo ascoltato, poc\u2019anzi, dalle parole del Sindaco, della Professoressa Ponzani, dalle letture \u2013 \u00a0e ringrazio Ottavia Piccolo per averci coinvolti, con commozione, nei drammatici ricordi che ci ha illustrato \u2013 e dalla testimonianza straordinaria di Ida Bal\u00f2, gli eccidi avvennero, oltre che a Civitella, a Cornia, dove la crudelt\u00e0 dei soldati della famigerata divisione Goering si sfog\u00f2 in maniera particolarmente brutale, con stupri e uccisioni di bambini. Nella stessa giornata si compiva, non lontano da qui, a San Pancrazio, un altro eccidio, dove furono sterminate oltre settanta persone. Come \u00e8 attestato dai documenti processuali, gli eccidi furono pianificati a freddo, molti giorni prima, e furono portati a termine con l\u2019inganno e con il tradimento della parola. Si attese, cinicamente, la festa dei Santi Pietro e Paolo per essere certi di poter effettuare un rastrellamento pi\u00f9 numeroso di popolazione civile. La tragica contabilit\u00e0 di quel 29 giugno del \u201944, in queste terre, ci racconta di circa duecentocinquanta persone assassinate. Tra queste, donne, anziani, sacerdoti e oltre dieci ragazzi e bambini. Il pi\u00f9 piccolo, Gloriano Polletti, aveva soltanto un anno. Maria Luisa Lammioni due. Il parroco di Civitella, don Alcide Lazzeri, e quello di San Pancrazio, Don Giuseppe Torelli, provarono a offrire la loro vita per salvare quella del loro popolo, ma inutilmente. Furono uccisi anch\u2019essi \u2013 come abbiamo sentito poc\u2019anzi -, insieme agli altri.\u00a0 Alcuni ostaggi, destinati alla morte, rimasero feriti o riuscirono a fuggire. Nei loro occhi, sbigottiti e impauriti, rimarr\u00e0 per sempre impresso il ricordo di quel giorno di morte e di orrore. Sono venuto qui, oggi, a Civitella \u2013 uno dei luoghi simbolo della barbarie nazifascista \u2013 per fare memoria di tutte le vittime dei crimini di guerra, trucidate, in quel 1944, sul nostro territorio nazionale e anche all\u2019estero. Non c\u2019\u00e8 alcuna parte del suolo italiano \u2013\u00a0 con la sola eccezione della Sardegna \u2013 che non abbia patito la violenza nazifascista contro i civili e che non abbia pianto sulle spoglie dei propri concittadini brutalmente assassinati. La Regione che ci ospita \u2013 la Toscana \u2013 \u00e8 tra quelle che hanno pagato il pi\u00f9 alto tributo di sangue innocente, insieme al Piemonte e all\u2019Emilia Romagna. La magistratura militare e gli storici, dopo un difficile lavoro di ricerca, durato decenni, hanno, finora, documentato sul nostro territorio italiano cinquemila crudeli e infami episodi di eccidi, rappresaglie, esecuzioni sommarie. Con queste barbare uccisioni, nella loro strategia di morte, i nazifascisti cercavano di fare terra bruciata attorno ai partigiani per proteggere la ritirata tedesca; cercavano di instaurare un regime di terrore nei confronti dei civili perch\u00e9 non si unissero ai partigiani; cercavano di operare vendette nei confronti di un popolo considerato inferiore da alleato e, dopo l\u2019armistizio, traditore. Si tratt\u00f2 di gravissimi crimini di guerra, contrari a qualunque regola internazionale, \u00a0contrari all\u2019onore militare e, ancor di pi\u00f9, ai principi di umanit\u00e0. Nessuna ragione, militare o di qualunque altro genere, pu\u00f2 infatti essere invocata l\u2019uccisione di ostaggi e di prigionieri inermi. I nazifascisti ne erano ben consapevoli: i corpi dei partigiani combattenti, catturati, torturati, uccisi, dovevano rimanere esposti per giorni, come sinistro monito per la popolazione. Ma le stragi dei civili cercavano di tenerle nascoste e occultate, le vittime sepolte o bruciate. Non si sa se per un senso intimo di vergogna e disonore, o per evitare d\u2019incorrere nei rigori di una futura giustizia, oppure, ancora, per non destare ulteriori sentimenti di rivolta tra gli italiani. All\u2019infamia, ad esempio, della strage di Marzabotto \u2013 la pi\u00f9 grande compiuta in Italia \u2013 segu\u00ec un corollario altrettanto indegno: la propaganda fascista, sui giornali sottoposti a controlli e censure, negava l\u2019innegabile, provando a smentire l\u2019accaduto, cercando di definire false le notizie dell\u2019eccidio e irridendo i testimoni.\u00a0\u00a0Occorre \u2013 oggi e in futuro \u2013 far memoria di quelle stragi e di quelle vittime, e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memoria, non c\u2019\u00e8 futuro. Una lunga scia di sangue ha accompagnato il cammino dell\u2019Italia verso la Liberazione. Il sangue dei martiri che hanno pagato con la loro vita le conseguenze terribili di una guerra ingiusta e sciagurata, combattuta a fianco di Hitler nella convinzione che la grandezza e l\u2019influenza dell\u2019Italia si sarebbero dispiegate su un nuovo ordine mondiale. Un ordine fondato sul dominio della razza, sulla sopraffazione o, addirittura, sullo sterminio di altri popoli. Un\u2019aspirazione bruta, ignobile, ma anche vana. Totalmente sottomessa alla Germania imperialista di Hitler, l\u2019Italia fascista, entrata nel conflitto senza alcun rispetto per i soldati mandati a morire cinicamente, non avrebbe comunque avuto scampo.\u00a0 Ebbe a notare, con precisione, Luigi Salvatorelli: \u201cCon la sconfitta essa avrebbe perduto molto, con la vittoria tutto\u201d. Generazioni di giovani italiani, educati, fin da bambini, al culto infausto della guerra e dell\u2019obbedienza cieca e assoluta, erano stati mandati, in nome di una pretesa superiorit\u00e0 nazionale, ad aggredire con le armi nazioni vicine: le \u00abpatrie degli altri\u00bb come le chiamava don Lorenzo Milani. Nella disastrosa ritirata di Russia, sui campi di El Alamein, nelle brutali repressioni compiute in Grecia, nei Balcani, in Etiopia, nelle deportazioni di ebrei verso i campi di sterminio, nel sostegno ai nazisti nella repressione della popolazione civile, si consum\u00f2 la rottura tra il popolo italiano e il fascismo. Si verific\u00f2 \u2013 scrisse ancora Salvatorelli \u2013 \u00abuna crisi morale profonda, una disaffezione completa rispetto al regime, un crollo disastroso dell\u2019idolo Mussolini\u201d. Il fascismo aveva in realt\u00e0, da tempo, scoperto il suo volto, svelando i suoi veri tratti brutali e disumani. Come ci ricorda il prossimo centenario dell\u2019assassinio di Giacomo Matteotti. L\u20198 settembre, con i vertici del Regno in fuga, fece precipitare il Paese nello sconforto e nel caos assoluto. Ma molti italiani non si piegarono al disonore. Scelsero la via del riscatto. Un riscatto morale, prima ancora che politico, che recuperava i valori occultati e calpestati dalla dittatura. La libert\u00e0, al posto dell\u2019imposizione. La fraternit\u00e0, al posto dell\u2019odio razzista. La democrazia, al posto della sopraffazione. L\u2019umanit\u00e0, al posto della brutalit\u00e0. La giustizia, al posto dell\u2019arbitrio. La speranza, al posto della paura. Nasceva la Resistenza, un movimento che, nella sua pluralit\u00e0 di persone, motivazioni, provenienze e spinte ideali, trov\u00f2 la sua unit\u00e0 nella necessit\u00e0 di porre termine al dominio nazifascista sul nostro territorio, per instaurare una convivenza nuova, fondata sul diritto e sulla pace. Scrisse Padre Davide Maria Turoldo: \u201cTra i morti della Resistenza vi erano seguaci di tutte le fedi. Ognuno aveva il suo Dio, ognuno aveva il suo credo, e parlavano lingue diverse, e avevano pelle di colore diverso, eppure nella libert\u00e0 e nella umana dignit\u00e0 si sentivano fratelli\u201d. Fu cos\u00ec che reduci dalla guerra e giovani appassionati, contadini e intellettuali, monarchici e repubblicani, si unirono per lottare, con le armi, contro l\u2019oppressore e l\u2019invasore. Tra di loro uomini, donne, ragazzi, di ogni provenienza, di ogni et\u00e0. Combatterono a viso aperto, con coraggio, contro un nemico feroce e soverchiante per numero, per armi e per addestramento. Vi fu l\u2019eroica Resistenza dei circa seicentomila militari italiani che, dopo l\u20198 settembre, rifiutarono di servire la Repubblica di Sal\u00f2, quel regime fantoccio instaurato da Mussolini sotto il totale controllo di Hitler.\u00a0 Furono passati per le armi, come a Cefalonia e a Corf\u00f9, o deportati nei lager tedeschi. Furono definiti \u201cinternati militari\u201d, per negare loro in questo modo persino lo status di prigionieri di guerra. Ben cinquantamila di loro morirono nei campi di detenzione in Germania, a causa degli stenti e delle violenze. Vi fu la Resistenza della popolazione, ribellatasi spontaneamente di fronte a episodi di brutalit\u00e0 e alle violenze, scrivendo pagine di eroismo splendido di natura civile. Vi furono le coraggiose lotte operaie, culminate nei grandi scioperi nelle industrie delle citt\u00e0 settentrionali. In tutta la Penisola, nelle montagne e nelle zone di mare, si attiv\u00f2 spontaneamente, in quegli anni drammatici, la rete clandestina della solidariet\u00e0, del risveglio delle coscienze e dell\u2019umanit\u00e0 ritrovata. A migliaia, uomini, donne, religiosi, funzionari dello Stato, operai, borghesi, rischiando la propria vita e quella dei loro familiari, si opposero alla dittatura e alle violenze sistematiche, nascondendo soldati alleati, sostenendo la lotta partigiana, falsificando documenti per salvare ebrei dalla deportazione, stampando e diffondendo volantini di propaganda.\u00a0 Fu la Resistenza civile, la Resistenza senza armi, un movimento largo e diffuso, che vide anche la rinascita del protagonismo delle donne, sottratte finalmente al ruolo subalterno cui le destinava l\u2019ideologia fascista. Scrive, riguardo a questo impegno, Claudio Pavone: \u201cEssere pietosi verso altri esseri umani era di per s\u00e9 una manifestazione di antifascismo e di resistenza, quale che ne fosse l\u2019ispirazione, laica o religiosa. Il fascismo aveva insita l\u2019ideologia della violenza, la piet\u00e0 non era prevista\u201d. La Resistenza, nelle sue forme cos\u00ec diverse, contribu\u00ec, in misura notevole, all\u2019avanzata degli Alleati e alla sconfitta del nazifascismo. Ai circa trecentocinquantamila soldati, venuti da Paesi lontani, morti per liberare l\u2019Italia e il mondo dall\u2019incubo del nazifascismo, l\u2019Italia si inchina doverosamente, con commozione e con riconoscenza. Quei ragazzi, che riposano sotto le lapidi bianche dei cimiteri alleati che costellano la nostra Penisola, li sentiamo come nostri caduti, come nostri figli. Liberazione, dunque, dall\u2019occupante nazista, liberazione da una terribile guerra, ma anche da una dittatura spietata che, lungo l\u2019arco di un ventennio, aveva soffocato i diritti politici e civili, calpestato le libert\u00e0 fondamentali, perseguitato gli ebrei e le minoranze, educato i giovani alla sacrilega religione della violenza e del sopruso. L\u2019entrata in guerra, accanto a Hitler, fu la diretta e inevitabile conseguenza di questo clima di fanatica esaltazione.\u00a0 Il 25 aprile \u00e8, per l\u2019Italia, una ricorrenza fondante: la festa della pace, della libert\u00e0 ritrovata, e del ritorno nel novero delle nazioni democratiche. Quella pace e quella libert\u00e0, che \u2013 trovando radici nella resistenza di un popolo contro la barbarie nazifascista \u2013 hanno prodotto la Costituzione repubblicana, in cui tutti possono riconoscersi, e che rappresenta garanzia di democrazia e di giustizia, di saldo diniego di ogni forma o principio di autoritarismo o di totalitarismo. Aggiungo \u2013 utilizzando parole pronunciate da Aldo Moro nel 1975 \u2013 che \u201cintorno all\u2019antifascismo \u00e8 possibile e doverosa l\u2019unit\u00e0 popolare, senza compromettere d\u2019altra parte la variet\u00e0 e la ricchezza della comunit\u00e0 nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico\u201d. A differenza dei loro nemici, imbevuti del culto macabro della morte e della guerra, i patrioti della Resistenza fecero uso delle armi perch\u00e9 un giorno queste tacessero e il mondo fosse finalmente contrassegnato dalla pace, dalla libert\u00e0, dalla giustizia. Oggi, in un tempo di grande preoccupazione, segnato, in Europa e ai suoi confini, da aggressioni, guerre e violenze, confidiamo, costantemente e convintamente, in quella speranza. E per questo va ripetuto: Viva la Liberazione, viva la libert\u00e0, viva la Repubblica\u201d. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso del suo intervento a Civitella Val di Chiana.(ITALPRESS).<\/p>\n
Foto: Agenzia Fotogramma<\/p>\n<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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