intervista Archivi - Live Magazine https://www.livemag.it/index.php/tag/intervista/ Varie ed eventi Wed, 11 Dec 2024 18:39:42 +0000 it-IT hourly 1 https://www.livemag.it/wp-content/uploads/2024/01/cropped-cropped-favicon-1-1-1-32x32.png intervista Archivi - Live Magazine https://www.livemag.it/index.php/tag/intervista/ 32 32 Lo scontro a Belve tra Teo Mammucari e Francesca Fagnani https://www.livemag.it/index.php/2024/12/11/lo-scontro-a-belve-tra-teo-mammucari-e-francesca-fagnani/ https://www.livemag.it/index.php/2024/12/11/lo-scontro-a-belve-tra-teo-mammucari-e-francesca-fagnani/#respond Wed, 11 Dec 2024 18:39:40 +0000 https://www.livemag.it/?p=40844 La frase di Teo Mammucari che ha fatto discutere La puntata di ieri sera di Belve, trasmessa su Rai2, ha catturato l’attenzione per un acceso confronto tra Teo Mammucari e Francesca Fagnani. Durante l’intervista, Mammucari ha lasciato lo studio dopo soli cinque minuti, pronunciando una frase che ha scatenato un acceso dibattito: «Non sono Flavia […]

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La frase di Teo Mammucari che ha fatto discutere

La puntata di ieri sera di Belve, trasmessa su Rai2, ha catturato l’attenzione per un acceso confronto tra Teo Mammucari e Francesca Fagnani. Durante l’intervista, Mammucari ha lasciato lo studio dopo soli cinque minuti, pronunciando una frase che ha scatenato un acceso dibattito: «Non sono Flavia Vento». Questo commento ha messo in evidenza la tensione del momento e ha aperto un dibattito sul trattamento riservato dai media a figure come quella di Flavia Vento, spesso prese di mira da battute o giudizi che ne sminuiscono il valore.

Flavia Vento: un personaggio stravagante ma autentico

Flavia Vento è un nome che spicca nel panorama dello spettacolo italiano per la sua personalità unica e fuori dagli schemi. Le sue scelte, a volte difficili da comprendere, e il suo approccio poco convenzionale alla televisione l’hanno resa un personaggio spesso definito “surreale”. Questo termine, però, non dovrebbe mai essere sinonimo di mancanza di valore o di debolezza.

Nel corso della sua carriera, Flavia Vento ha partecipato a numerosi reality show e programmi di successo, portando con sé una dose di leggerezza e autoironia che, sebbene spesso fraintesa, la rende una figura originale e coraggiosa. Nonostante abbia commesso degli errori, ha sempre mostrato una grande determinazione nel mettersi in gioco. Ridurre la sua immagine a un simbolo di fragilità o inadeguatezza rappresenta una semplificazione ingiusta e poco rispettosa.

Il riferimento di Teo Mammucari e la reazione del pubblico

Belve

Quando Teo Mammucari ha nominato Flavia Vento durante l’intervista con Francesca Fagnani, molti hanno visto in quel commento una critica indiretta alle dinamiche provocatorie del programma. Tuttavia, il confronto fatto da Mammucari ha sminuito implicitamente la figura della showgirl, suggerendo che lei rappresenti un esempio negativo o poco professionale.

Questo tipo di riferimento alimenta un’immagine distorta di Flavia Vento, che, pur con i suoi comportamenti talvolta eccentrici, ha dimostrato più volte di possedere il coraggio di affrontare critiche e giudizi severi. Usare il suo nome per rappresentare ciò che si rifiuta di essere rafforza una narrazione tossica, che finisce per ridicolizzare chi non si conforma agli standard rigidi e predefiniti della televisione italiana.

La televisione italiana e il rischio di creare bersagli mediatici

L’episodio tra Teo Mammucari, Francesca Fagnani e Flavia Vento porta alla luce una problematica più ampia. Il panorama televisivo italiano tende spesso a creare personaggi da trasformare in facili bersagli per il pubblico e per i media. Flavia Vento è uno di questi esempi, il cui nome viene frequentemente associato a momenti di leggerezza o a situazioni imbarazzanti. Ciò dimentica che dietro al personaggio pubblico c’è una persona con sentimenti, dignità e il diritto di essere rispettata.

La televisione dovrebbe rappresentare uno spazio in cui ogni individuo viene valorizzato per la propria autenticità. Ridicolizzare chi ha meno strumenti per difendersi crea una cultura mediatica che penalizza chi si espone con il coraggio di mostrarsi vulnerabile. Le parole di Mammucari non solo hanno alimentato questo meccanismo, ma hanno anche mancato di rispetto a una figura che ha sempre cercato di affrontare il complesso mondo dello spettacolo con la sua unicità.

Francesca Fagnani dimostra equilibrio e professionalità

FLAVIA-VENTO

In contrapposizione all’atteggiamento di Teo Mammucari, Francesca Fagnani ha gestito l’improvvisa uscita di scena del conduttore con grande professionalità e compostezza. Nonostante il clima teso, la giornalista è riuscita a mantenere il controllo della situazione, conquistando il rispetto del pubblico.

Il suo stile diretto, pungente ma mai gratuito, rappresenta un esempio di come condurre interviste provocatorie senza mai cadere in attacchi personali o denigrazioni. Anche se Mammucari si è sentito in difficoltà durante il confronto, non c’era alcuna necessità di sminuire un’altra persona come Flavia Vento per spostare l’attenzione dal suo disagio. Questo comportamento ha suscitato inevitabili critiche, poiché ha mostrato una mancanza di rispetto non solo per Flavia Vento, ma anche per il pubblico.

L’importanza di un cambiamento nel mondo dello spettacolo

L’intero episodio dimostra che il mondo della televisione italiana ha ancora molta strada da fare per superare stereotipi e dinamiche tossiche. Ogni figura pubblica, incluso un personaggio come Flavia Vento, merita di essere trattata con rispetto e considerazione, indipendentemente dalle scelte personali o dalla percezione pubblica.

Utilizzare il nome di Flavia Vento come esempio negativo non è solo scorretto, ma contribuisce a perpetuare una cultura di scherno e superficialità che il pubblico dovrebbe ormai abbandonare. Teo Mammucari dovrebbe riflettere sulle sue parole e considerare l’idea di chiedere scusa, sia a Flavia Vento che a un pubblico che si aspetta maggiore rispetto e qualità dai contenuti televisivi. Un gesto di questo tipo potrebbe rappresentare un importante passo verso una maggiore inclusività e rispetto nel mondo dello spettacolo, favorendo un cambiamento positivo.

A cura di Mario Altomura
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Dallori: dinner show, The Beach, Cava e innovazione, ogni sera https://www.livemag.it/index.php/2024/12/03/dallori-dinner-show-the-beach-cava-e-innovazione-ogni-sera/ https://www.livemag.it/index.php/2024/12/03/dallori-dinner-show-the-beach-cava-e-innovazione-ogni-sera/#respond Tue, 03 Dec 2024 11:14:55 +0000 https://www.livemag.it/?p=40237 Dallori: dinner show, The Beach, Cava e innovazione, ogni sera… “Oggi molti sembrano puntare sui dinner show. Succede anche in Italia ma in realtà, purtroppo, non sono molti i locali che, come The Beach Luxury Club, propongono davvero spettacoli che prendono vita durante la cena. Per capirsi, un dj set o un artista che fa […]

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Dallori: dinner show, The Beach, Cava e innovazione, ogni sera… “Oggi molti sembrano puntare sui dinner show. Succede anche in Italia ma in realtà, purtroppo, non sono molti i locali che, come The Beach Luxury Club, propongono davvero spettacoli che prendono vita durante la cena. Per capirsi, un dj set o un artista che fa pianobar all’ora di cena o dopocena è difficile considerarli un vero show. Noi invece proponiamo vere performance collettive, con continuità, dal 2018”.

Parla Dallori: dinner show, The Beach, Cava e innovazione, ogni sera

Abbiamo incontrato Manuel Dallori, imprenditore e manager toscano che da sempre si occupa di intrattenimento, ristorazione e non solo. In realtà nel suo background c’è anche molto altro. “Nel mio percorso di crescita dovrei ringraziare molte persone. Un ruolo importante nel mio lavoro lo ha avuto la famiglia Versace, che mi ha aperto una visione completamente diversa del mondo”, spiega Dallori, che oltre a gestire i suoi brand (The Beach Luxury ClubCava Restaurants è Corporate Entertainment Director di Domina, una delle realtà italiane più affermate nel turismo nel mondo.

Dallori; c’è una vera crescita del format dinner show? 

“In diversi contesti, soprattutto quelli relativi al lusso come Lio ad Ibiza o l’Opera Saint Tropez il successo dei dinner show costante, anzi crescente. Purtroppo o per fortuna, però, organizzare veri spettacoli nei locali non è facile.  C’è bisogno di un vero corpo di ballo, di coreografi, di scenografi, di costumi e costumisti, di lunghe prove, di artisti che si alternano tra loro, di show che cambiano col tempo. Ecco perché molti chiamano dinner show eventi con un un solo artista”. 

The Beach è un format di lusso? 

“In un certo senso sì, ma il nostro è lusso accessibile. Proponiamo serate per tutti o quasi. Cerchiamo poi di sorprendere tutti, proponendo, ad esempio, sempre pasta, pane e focacce fatti in casa, regalando ai nostri clienti qualcosa di semplice e allo stesso tempo speciale”. 

Dallori, come è possibile proporre spettacoli con continuità?

“E’ dal 2018, quando abbiamo dovuto fermarci per un mese o due per via del Covid, che regaliamo emozioni con i nostri spettacoli. Riusciamo a farlo perché The Beach, a Sharm, è aperto tutto l’anno, mentre in Sicilia, proponiamo spettacoli dalla primavera alla fine dell’estate. Anche gli artisti hanno bisogno di continuità, per poter crescere. Dà soddisfazione vedere che artisti nati con noi poi lavorano in tutto il mondo, che so a Dubai, in tournée con il Cirque du Soleil. Mediamente, sul palco ogni sera mettiamo 12 artisti, tra ballerini, performer e coreografi”.

The Beach è spesso ospitato all’interno dei resort Domina, per cui il pubblico a volte è fatto da intere famiglie formate da persone di età molto diverse…

“I nostri spettacoli devono piacere a persone molto diverse tra loro, non solo per età. Anche per quel che riguarda la nazionalità. Russi, ucraini, italiani, svizzeri… hanno gusti musicali spesso molto diversi tra loro. Ad esempio, raramente proponiamo reggaeton e puntiamo più spesso su classici come quelli di Mina, o il repertorio anni ’70, ’80, ’90″conosciuti in tutto il mondo.

Dallori, ti senti un innovatore?  

“Non mi definirei un innovatore, ma un rinnovatore. Non amo ripetermi e voglio sempre che i miei locali come gli spettacoli cambino nel tempo. Senz’altro frequento altri spazi e sono sempre alla ricerca di idee da riproporre, cambiandole sempre, a modo nostro. Senz’altro oggi fare rivoluzioni è però impossibile, mentre cambiare sempre è necessario”,

Dallori: dinner show, The Beach, Cava e innovazione, ogni sera

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REGI, si balla con “Another Man” https://www.livemag.it/index.php/2024/09/19/regi-si-balla-con-another-man/ https://www.livemag.it/index.php/2024/09/19/regi-si-balla-con-another-man/#respond Thu, 19 Sep 2024 10:34:04 +0000 https://www.livemag.it/?p=35088 REGI, si balla con “Another Man”. Proprio così. Il 4 ottobre su Kantara Records (Jaywork Music Group) esce “Another Man“, il nuovo singolo di Alberto Reginato, in console e in studio di registrazione semplicemente REGI. “Mi definisco un DJ e produttore senza pregiudizi musicali. Nei miei set, amo sperimentare e spaziare tra diversi stili, proprio come nelle mie […]

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REGI, si balla con “Another Man”. Proprio così. Il 4 ottobre su Kantara Records (Jaywork Music Group) esce “Another Man“, il nuovo singolo di Alberto Reginato, in console e in studio di registrazione semplicemente REGI“Mi definisco un DJ e produttore senza pregiudizi musicali. Nei miei set, amo sperimentare e spaziare tra diversi stili, proprio come nelle mie produzioni, senza limitarmi a un’unica sonorità”, racconta a chi gli chiede qualcosa sulla sua carriera.

REGI, ci racconti com’è nato il tuo nuovo singolo in uscita su Jaywork,  “Another Man”? Dall’idea alla produzione fino alla pubblicazione, com’è andata?

Tutto è partito da un suono particolare e da una melodia che continuavano a risuonarmi in testa. Un processo creativo, forse scontato, ma capace di esprimere al meglio la mia personalità. La mia idea ha preso forma attraverso una combinazione di prove e influenze musicali diverse, trovando il perfetto equilibrio tra energia e atmosfera. Sono entusiasta che questi elementi distintivi siano stati colti da Jaywork, che ha deciso di ufficializzare l’uscita del brano.

Ci racconti chi sei musicalmente parlando? La tua carriera sonora, i tuoi gusti musicali, che stai facendo bello? 

Dopo 14 anni di esperienza dietro la console, ho avuto l’opportunità di esibirmi in festival importanti, aprire artisti come Rose Villain, The Kolors, Cristian Marchi, Gemelli Diversi e molti altri. Suono in locali dove posso esprimere pienamente la mia identità musicale. Chi lo desidera mi trova sui social, ad esempio qui: https://www.instagram.com/regidj_/.

REGI, come vedi l’attuale panorama discografico e musicale?

La digitalizzazione e le piattaforme di streaming hanno rivoluzionato il modo in cui la musica viene prodotta e ascoltata, rendendola più immediata e accessibile. A mio parere, si cerca di riempire questo vasto contenitore musicale puntando spesso a rivisitare brani già noti, perché più semplice e veloce. C’è sicuramente una certa “paura” di osare, e tutto ciò che esce dagli schemi convenzionali tende a spaventare, peccando di originalità.

Ci dici quali sono gli artisti musicali più importanti per te e perché?

Senza dubbio: Avicii, David e i Meduza. Avicii mi ha fatto innamorare della musica elettronica e delle vibe che essa trasmette. David Guetta, invece, è un DJ che ha lasciato e continuerà a lasciare un segno indelebile nel panorama musicale, non solo dance. Infine, sono un grandissimo fan dei Meduza: rappresentano l’esempio perfetto di artisti italiani che con talento e dedizione, sono riusciti a raggiungere grandi traguardi. Personalmente adoro ogni singolo pezzo.

REGI, come hai conosciuto Jaywork Music Group? Come ti trovi con questa realtà?

Seguo Jaywork su Instagram da diverso tempo, prendendola come punto di riferimento per le loro numerose release. “Another Man” è la mia prima traccia che verrà pubblicata da Jaywork e posso confermare che si respira un clima dinamico e professionale dove si percepisce, fin da subito, come la passione per la musica e la crescita dell’artista siano il focus di questa realtà.

Che tendenze e/o novità ti sembrano degne di nota in ambito giovanile, in generale? Moda, videogiochi, arte… cosa ti stimola di più?

Oggi i giovani sono costantemente esposti da miriade di stimoli provenienti dai social. Le figure come influencer e gamer hanno attirato un grande interesse grazie al loro stile di vita. Per me, però, il vero stimolo resta sempre la musica. La musica è un linguaggio universale che può trasmettere emozioni intense, ispirare e far evolvere continuamente la propria creatività.

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Dallori racconta CAVA e The Beach Luxury Club https://www.livemag.it/index.php/2024/08/28/dallori-racconta-cava-e-the-beach-luxury-club/ https://www.livemag.it/index.php/2024/08/28/dallori-racconta-cava-e-the-beach-luxury-club/#respond Wed, 28 Aug 2024 09:14:48 +0000 https://www.livemag.it/?p=33561 Dallori racconta CAVA e The Beach Luxury Club … Una gran bella idea, per un weekend o per l’ultimo assaggio d’estate è rilassarsi in Versilia, in Maremma, in Sicilia, a Tulum in Messico oppure a Sharm, in Egitto. Dopo Ferragosto qualcuno può averne già bisogno. Quelle citate sono località molto diverse tra loro, ma tutte […]

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Dallori racconta CAVA e The Beach Luxury Club … Una gran bella idea, per un weekend o per l’ultimo assaggio d’estate è rilassarsi in Versilia, in Maremma, in Sicilia, a Tulum in Messico oppure a Sharm, in Egitto. Dopo Ferragosto qualcuno può averne già bisogno. Quelle citate sono località molto diverse tra loro, ma tutte accomunate da un mare splendido e dalla capacità di far rilassare chiunque… e non solo. Qui sono presenti CAVA e The Beach Luxury Club, locali italiani sospesi tra ristorazione, lusso e intrattenimento, brand attivi in mezzo mondo. Li ha creati il viareggino Manuel Dallori. Corporate Entertainment Director del gruppo Domina e imprenditore da sempre,.

Dallori racconta CAVA e The Beach Luxury Club

CAVA è una rielaborazione della classica trattoria italiana ad alto tasso di qualità, The Beach è una sicurezza per piatti fusion d’ispirazione spesso italiana, dj set, show… e non solo. In Versilia tutto questo prende vita al Greg on the Beach, nell’esclusiva Forte dei Marmi. In Maremma eccoci a Marina di Scarlino con entrambe le proposte, così come accade in Sicilia, a Santa Flavia (Palermo). E che succede a Tulum, in Messico? Qui, prima dell’apertura di The Beach, si gustano intanto i piatti di CAVA, mentre a Sharm El Sheikh, sul Mar Rosso, sono presenti entrambe le proposte.

“The Beach è un luxury club dedicato al lusso accessibile, ovvero a chi vuol prendere solo un spritz con stile oppure a chi cerca il massimo. Dal mattino alla notte”, spiega Dallori. “CAVA è invece prima di tutto una trattoria, ma in costante evoluzione. Il menu cambia a seconda dei luoghi in cui prende vita per preservare la freschezza degli ingredienti”.

Dallori, come definiresti entrambi l’anima dei tuoi locali? 

“Puntiamo su gentilezza, efficienza, cortesia. Proponiamo un servizio a cinque stelle, ma informale. Proponiamo format di ‘lusso’ in cui anche lo stile conta, ma senza eccessi. Il nostro stile luxury è dedicato a tutti coloro che se lo scelgono, non solo a chi vuol spendere una follia… Siamo un’oasi per coloro che vogliono vivere qualche ora al centro della scena oppure godendosi uno show internazionale”.

Quali sono le difficoltà principali nella gestione dei tuoi spazi?

“Non è facile gestire il personale, soprattutto in paesi molto diversi dal nostro come l’Egitto, ma non solo. Anche in Italia trovare persone che abbiano voglia di crescere nella ristorazione di livello non è facile… Invece per chi davvero le cerca, le opportunità non mancano. Dobbiamo ripeterlo ai più giovani”.

Dallori, cosa proponete in particolare a The Beach?

“Show internazionali, live musica e dj set; stile italiano nel cibo (e piatti anche internazionali a seconda dei luoghi che ci ospitano); servizio curato, sempre in location che emozionano… Tutto questo con prezzi accessibili. Non ce ne sono molti di format come The Beach e CAVA, che infatti crescono nel mondo“.

Dallori racconta CAVA e The Beach Luxury Club

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Giorgio Gasparin: ‘Vi spiego come promuovere elettronica sui social” https://www.livemag.it/index.php/2024/07/22/giorgio-gasparin-vi-spiego-come-promuovere-elettronica-sui-social/ https://www.livemag.it/index.php/2024/07/22/giorgio-gasparin-vi-spiego-come-promuovere-elettronica-sui-social/#respond Mon, 22 Jul 2024 11:14:47 +0000 https://www.livemag.it/?p=31301 Giorgio Gasparin: ‘Vi spiego come promuovere elettronica sui social”… Abbiamo incontrato Giorgio Gasparin, social media manager di Apogee Music una delle label di Jaywork Music Group. Tra artisti e addetti ai lavori, ormai, si parla più di social che di comunicazione in generale… e senz’altro, si parla più di social che di musica. “I social […]

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Giorgio Gasparin: ‘Vi spiego come promuovere elettronica sui social”… Abbiamo incontrato Giorgio Gasparin, social media manager di Apogee Music una delle label di Jaywork Music Group. Tra artisti e addetti ai lavori, ormai, si parla più di social che di comunicazione in generale… e senz’altro, si parla più di social che di musica. “I social uno strumento eccezionale per promuovere, far conoscere e scoprire la musica in tutto il mondo”, racconta Giorgio Gasparin.

“La musica per eccellenza – continua – è strumento che unisce, crea l’onda giusta e grazie ai social molti artisti con un grande talento ma poche possibilità hanno la loro cassa di risonanza. Sui social le idee, il talento e il saper creare il beat giusto fanno la differenza”

Giorgio Gasparin, come promuovi  sui social la musica di Apogee?

Il progetto Apogee è una bella sfida piena di stimoli e input interessanti. Il vero punto di svolta è rendere l’ascoltatore e follower vera e propria parte integrante dell’esperienza musicale, chiedendo pareri, consigli, feedback rendendolo partecipe a 360 gradi di quella che è la nostra visione, che poi sarà la sua stessa in pista, in auto, in viaggio o dovunque ascolterà la musica di Apogee. Uniamo una comunicazione giovane, ironica, con tanti meme, ad uno stile professionale che non deve mai mancare.

Quanto conta TikTok? Quanto conta Instagram? E gli altri social? 

Tik Tok è una piattaforma giovane che si rivolge ad un pubblico giovanissimo e che va a mille all’ora come le vite dei giovani adesso, è una piattaforma dai grandi margini e dove una canzone può diventare tormentone, vero e proprio fenomeno sociale alla velocità della luce. Instagram invece è una piattaforma dove interagire e raccontare, dove mettere in luce diversi aspetti della produzione musicale, dove organizzare contest e giveaway e dove il follower diventa parte integrante dell’etichetta. Contano entrambi, in modo diverso.

Giorgio Gasparin, quanto conta Spotify per il successo di un brano elettronico? E invece Beatport quando vale? 

Spotify è stata la vera rivoluzione nel mondo musicale sia in positivo che in negativo, adesso la musica pubblicata su Spotify è rivolta al mondo intero, ma le canzoni “rimangono” meno e vengono “consumate” in brevissimo tempo. Proprio per questo un dj producer a livello mondiale deve prepararsi a produrre circa 20 tracce di successo durante l’anno per rimanere in “hype”. Beatport ha colto immediatamente la palla al balzo e aiuta i dj a conoscere e scoprire sempre nuovi artisti e generi musicali, siamo entrati nell’era digitale e dobbiamo farcene una ragione.

Quali sono gli errori che vedi fare più spesso nella promozione social da parte dei dj italiani?

E’ avere un profilo dove è sempre e solo l’artista a “parlare”, in una comunicazione vincente deve esserci uno scambio e momenti per dare spazio e visibilità ai propri follower sono importanti perché permettono di stringere sempre di più il rapporto artista/follower e creare un legame che va oltre. Il ri-condividere storie, organizzare raduni, giveaway di biglietti per i concerti e merchandising costa poco ma crea un legame forte. Spesso questo aspetto è sottovalutato…

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Cinquant’anni della radio privata italiana: il film di Fernando Proce https://www.livemag.it/index.php/2024/07/20/cinquantanni-della-radio-privata-italiana-il-film-di-fernando-proce/ https://www.livemag.it/index.php/2024/07/20/cinquantanni-della-radio-privata-italiana-il-film-di-fernando-proce/#respond Sat, 20 Jul 2024 09:41:49 +0000 https://www.livemag.it/?p=31249 Fernando Proce, celebre conduttore radiofonico e televisivo, ha affascinato milioni di ascoltatori e spettatori con la sua voce unica e il suo carisma travolgente, diventando una figura di riferimento per molte generazioni. Ogni mattina, dalle 9 alle 12, conduce su R101 il programma “Procediamo” insieme a Regina e Sabrina Bambi. La sua carriera, piena di […]

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Fernando Proce, celebre conduttore radiofonico e televisivo, ha affascinato milioni di ascoltatori e spettatori con la sua voce unica e il suo carisma travolgente, diventando una figura di riferimento per molte generazioni. Ogni mattina, dalle 9 alle 12, conduce su R101 il programma “Procediamo” insieme a Regina e Sabrina Bambi. La sua carriera, piena di successi e momenti memorabili, lo ha visto passare dalle radio più prestigiose ai palcoscenici delle trasmissioni televisive più seguite. In questa intervista, Fernando Proce ci racconta del suo nuovo progetto cinematografico, condividendo storie della sua vita professionale e riflettendo sui cambiamenti nel settore.

Fernando Proce 4

Fernando Proce, stai lavorando alla sceneggiatura di un film: ce ne vuoi parlare?

«Sì, è vero, sto scrivendo una sceneggiatura per celebrare il cinquantesimo anniversario della radio privata italiana, che sarà il prossimo 10 marzo. Io ero un bambino nel 1975 e ricordo di essere entrato in radio con curiosità e difficoltà, dato che ero piccolo. Tuttavia, poi in radio ci sono rimasto tutta la vita. Prima d’ora non si era mai realizzato qualcosa sulla storia della radio privata! Spesso facciamo corsi e master nelle università, ma parlare della radio di una volta ai ragazzi di oggi è complicato. È tutto diverso, noi montavamo le antenne sui tetti».

Come si chiamerà il film?

«Il titolo sarà “Il bambino che amava la radio” e sarà un film drammatico con molti colpi di scena. Racconterà le difficoltà che affrontavamo noi del sud, le battaglie con i genitori un po’ ingenui, che avevano paura. Prendevamo le botte perché i genitori volevano che studiassimo e lavorassimo. Nella storia, la radio è solo lo sfondo. È il dramma di un bambino che prendeva le botte per lavorare in un settore che nessuno conosceva e sapeva affrontare. Oggi, per fortuna, dopo cinquant’anni, abbiamo molte gratificazioni».

Sei tu il protagonista?

«No, ma stiamo pensando a una mia comparsa nel film e ci saranno diversi personaggi, tanti amici. Vogliamo che il film sia un lascito per i giovani, affinché capiscano come tutto è nato».

Fernando Proce 2

Fernando Proce, che estate sarà la tua?

«Sarò in giro, in diretta da molte location. Sto collaborando con il Pride di Padova, dove parteciperò a eventi importanti, e altrettanti ne farò in Salento. Inoltre, da qualche decennio faccio anche l’host di case con mia figlia a sud di Gallipoli, in Salento. Mi piace tanto e lo faccio con il cuore».

Quali sono i brani più trasmessi in radio?

«A maggio sembrava che non ci fosse niente, poi sono arrivati tutti insieme. Non posso che menzionare il brano del mio carissimo amico Malgioglio: “Fernando”. Molti mi chiedono se Fernando sia io… no, non sono io. Noi abbiamo già fatto il pezzo “Danzando Danzando” che ha avuto milioni di visualizzazioni. Credo che Malgioglio volesse dedicarla a Ronaldo».

Perché si dice che la musica di oggi non rimarrà nel tempo?

«Perché è omologata, ci sono dei filoni. Sicuramente una che rimarrà è quella di Tony Effe e Gaia, “Sesso e Samba”, poi mi piacciono moltissimo Geolier e Tananai. Di certo resteranno pochissime canzoni di oggi, forse due, ma non scompariranno tutte. La corsa alla modernizzazione e ai numeri crea un po’ di confusione e non fa bene alla musica. Questo non significa che non ci siano i talenti, anzi, ma c’è una pressione da catena di montaggio sull’artista».

I tuoi brani del cuore?

«Escluse le mie (ride, ndr), è una domanda difficile perché ho vissuto tutta la mia vita immerso nella musica in radio e avrei una canzone preferita per ogni settimana. Partirei da un brano che mi cantava sempre mio padre quand’ero bambino, ed è il primo vero tormentone della storia: “Legata a un granello di sabbia” di Nico Fidenco. Poi, ovviamente Vasco, di cui ne scelgo una a caso, “La noia”. Infine Geolier con “L’ultima poesia”. Emanuele mi ricorda moltissimo Pino Daniele, l’ho scelto per questo».

A cura di Mario Altomura

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Melanie Francesca: il suo ritorno trionfante sulle onde Rai accanto a Piero Chiambretti in “Donne sull’Orlo di una Crisi di Nervi” https://www.livemag.it/index.php/2024/06/07/melanie-francesca-il-suo-ritorno-trionfante-sulle-onde-rai-accanto-a-piero-chiambretti-in-donne-sullorlo-di-una-crisi-di-nervi/ https://www.livemag.it/index.php/2024/06/07/melanie-francesca-il-suo-ritorno-trionfante-sulle-onde-rai-accanto-a-piero-chiambretti-in-donne-sullorlo-di-una-crisi-di-nervi/#respond Fri, 07 Jun 2024 10:31:46 +0000 https://www.livemag.it/?p=28126 Melanie Francesca, una figura di spicco nell’ambito letterario e intellettuale, ha segnato un glorioso ritorno in Rai grazie all’invito di Piero Chiambretti nel programma “Donne sull’Orlo di una Crisi di Nervi” La presenza di Melanie in questo spettacolo ha infuso una fresca dose di sofisticatezza e saggezza, arricchendo ogni episodio con interventi puntuali e incisivi. […]

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Melanie Francesca, una figura di spicco nell’ambito letterario e intellettuale, ha segnato un glorioso ritorno in Rai grazie all’invito di Piero Chiambretti nel programma “Donne sull’Orlo di una Crisi di Nervi”

La presenza di Melanie in questo spettacolo ha infuso una fresca dose di sofisticatezza e saggezza, arricchendo ogni episodio con interventi puntuali e incisivi. Melanie Francesca non è una novità nel panorama televisivo italiano. La sua carriera ha attraversato la scrittura, l’arte e il piccolo schermo, rendendola una personalità poliedrica e amata dal pubblico.

Il ritorno in Rai rappresenta per Melanie un momento di gioia profonda, un ritorno al luogo che ha sempre valorizzato il suo talento e la sua profondità intellettuale. In “Donne sull’Orlo di una Crisi di Nervi“, Melanie ha saputo conquistare il pubblico con la sua eleganza e la sua capacità di trattare argomenti complessi con leggerezza e acume, infatti ogni suo intervento è stato un momento di riflessione e arricchimento, catturando l’attenzione degli spettatori e stimolando dibattiti interessanti.

La sua sofisticatezza si manifesta non solo nel suo modo di esprimersi, ma anche nel suo stile personale. Sempre impeccabile e con un’eleganza innata, Melanie porta in studio una classe che rende ogni discussione più coinvolgente.

La capacità di Melanie nel combinare cultura e intrattenimento è uno dei motivi per cui il pubblico la adora

Melanie francesca 1

Piero Chiambretti, noto per il suo acume e la sua capacità di scegliere ospiti di valore, ha trovato in Melanie una collaboratrice ideale. Insieme, hanno creato momenti televisivi di grande impatto, unendo abilmente ironia e profondità.

Uno degli aspetti più apprezzati della partecipazione di Melanie Francesca a “Donne sull’Orlo di una Crisi di Nervi” è la sua capacità di offrire contributi sempre azzeccati. Che si tratti di discutere temi attuali, analizzare questioni culturali o commentare situazioni quotidiane, Melanie riesce sempre a trovare il giusto equilibrio e a offrire una prospettiva interessante e mai banale.

Il pubblico ha accolto con entusiasmo ogni suo intervento, riconoscendo in lei una voce autorevole e vicina. La sua presenza ha contribuito a elevare il livello del dibattito e a rendere lo show ancora più coinvolgente e stimolante.

Una Felice Storia di Ritorno in Rai

Melanie ha espresso più volte la sua gioia nel tornare a lavorare con una squadra che stima e nel condividere la sua visione del mondo con il pubblico italiano. In una recente intervista al sito Bollicinevip.com, Melanie ha dichiarato: “Tornare in Rai è stato come tornare a casa. Sono grata di poter condividere le mie idee e contribuire a un programma così brillante come quello di Piero Chiambretti. Ogni puntata è una nuova avventura e sono grata per l’affetto e il supporto del pubblico.

Melanie Francesca ha saputo riconquistare il cuore del pubblico italiano e ha dimostrato ancora una volta di essere una delle voci più autorevoli e affascinanti del panorama televisivo italiano.

A cura di Mario Altomura

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DJ Zizzi, si balla con Shita Yo https://www.livemag.it/index.php/2024/06/05/dj-zizzi-si-balla-shita-yo/ https://www.livemag.it/index.php/2024/06/05/dj-zizzi-si-balla-shita-yo/#respond Wed, 05 Jun 2024 09:56:46 +0000 https://www.livemag.it/?p=27906 DJ Zizzi, ecco Shita Yo… Abbiamo incontrato DJ Zizzi. Pubblica su Kantara Records, una delle tante label dell’universo musicale Jaywork Music Group, il suo nuovo singolo, intitolato “Shita Yo”. “Collaboro con molte etichette ma Jaywork mi piace in modo particolare perché è una realtà che mi parla di professionalità e di qualità”, spiega. “Con loro c’è […]

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DJ Zizzi, ecco Shita Yo… Abbiamo incontrato DJ Zizzi. Pubblica su Kantara Records, una delle tante label dell’universo musicale Jaywork Music Group, il suo nuovo singolo, intitolato “Shita Yo”. “Collaboro con molte etichette ma Jaywork mi piace in modo particolare perché è una realtà che mi parla di professionalità e di qualità”, spiega. “Con loro c’è sempre un bel confronto diretto senza filtri che è quello che serve ad un artista per crescere e migliorarsi”. 

DJ Zizzi, come è nato il brano? 

E’ nato da una sessione in studio in cui sentivo l’esigenza di farmi trasportare dalle sonorità melody techno. Abbinandole e sperimentandole ai bpm della deep house.

Come è andata la produzione, DJ Zizzi? 

Come tutte le mie produzioni, nasce  dall’esigenza di trasformare un’idea che in quel momento transita nella mia testa in qualcosa di reale. Prende forma nella direzione i cui mi portano i miei sentimenti e le emozioni e le sensazioni utilizzando l’anima nella fase produttiva. Per realizzare questo brano, in particolare, mi sono ispirato alle sensazioni che questo mi portava mentre suonavo. Non ho seguito un vero e proprio schema tecnico. Lavoravo come su un disegno piano piano si formava e prendeva vita. 

DJ Zizzi, si balla Shita Yo, si diceva…

DJ Zizzi, come definiresti le sonorità di  “Shita Yo”? 

Le chiamerei ‘melody techno’. E’ un brano comunque adatto anche ad accompagnare un aperitivo in spiaggia. Come un ottimo cocktail è un brano che può essere comunque prefetto anche per la vostra serata in un club.

Come vedi il panorama internazionale e italiano di clubbing e musica elettronica?

Mi sembra sia in forte sviluppo la melody techno, che diventa tale per la scelta di suoni più che un discorso di essere legato ai bpm.  In realtà questo sound esisteva fin dagli anni anni 90 , quando aveva la cassa distorta dando così  una connotazione ben definita al genere. Oggi troviamo hit anche più lente, che trovano però al suo interno suoni techno per cui vengono definiti techno melody. In Italia stiamo finalmente arrivando a sonorità di questo tipo. Nei club  prendono vita serate in cui interazione audio e video diventano un tutt’uno, creando nel club uno show spettacolari di altissimo livello. 

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Intervista con Steve Tosi https://www.livemag.it/index.php/2024/05/10/intervista-con-steve-tosi/ https://www.livemag.it/index.php/2024/05/10/intervista-con-steve-tosi/#respond Fri, 10 May 2024 10:57:10 +0000 https://www.livemag.it/?p=25996 Intervista con Steve Tosi… Ebbene sì, abbiamo incontrato Steve Tosi, una delle colonne (musicali) di Acetone, la label funky house decisamente in crescita creata da Nari e Jens Lissat. Con il suo lavoro di coordinamento e la musica di artisti italiani di qualità tra cui Sandro Puddu, Giorgio V e Max Magnani, Acetone fa ballare […]

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Intervista con Steve Tosi… Ebbene sì, abbiamo incontrato Steve Tosi, una delle colonne (musicali) di Acetone, la label funky house decisamente in crescita creata da Nari e Jens Lissat. Con il suo lavoro di coordinamento e la musica di artisti italiani di qualità tra cui Sandro Puddu, Giorgio V e Max Magnani, Acetone fa ballare il mondo.

Ci racconti una tua release su Acetone a cui sei particolarmente legato? 

Credo “Relax”. E’ stata la mia prima traccia da solista a finire in top ten, ancora oggi quando faccio serate come Steve Tosi ci sono persone con lo smartphone intente a shazzammare. 

Che ci racconti su Acetone? Il progetto è senz’altro in crescita a livello internazionale… 

In crescita costante oserei dire, stiamo tutti lavorando ogni giorno per dar vita a qualcosa che fino a ieri non esisteva, ogni settimana  si aggiungono nuovi contatti e situazioni, questo per offrire al pubblico prodotti sempre ai massimi livelli e ai nostri artisti nuove opportunità professionali. Inoltre abbiamo da pochissimo istituito il progetto “I Want You” con il quale mi sono impegnato in prima persona a fare talent scouting alla ricerca di nuovi produttori Funky House da lanciare sul mercato mondiale. Se pensi che la nostra label ha poco più di due anni di vita, beh, direi che stiamo andando nella giusta direzione.

Come vedi la scena del clubbing italiano?

Perché? Esiste ancora un clubbing Italiano? Diciamo che esistono DJ Internazionali che fanno vero clubbing e quando fanno date da noi, molto ben pagate, si respira quella favolosa atmosfera. Nello stesso tempo moltissimi DJ italiani, altrettanto bravi, pur di arrivare a fine mese (ricordiamoci che di discoteche ancora aperte da noi ne sono rimaste pochissime) fanno spesso serate in ristoranti, birrerie, bar ed eventi limitrofi, cercando di mantenere un equilibrio tra la musica da Club e tracce altamente commerciali, molto spesso ricorrendo a bootleg e mash-up di pezzi molto conosciuti. Ovviamente a loro va tutto il mio rispetto, ma allo stesso tempo la mia indignazione a questo sistema, che non li valorizza e premia come invece meritano.

Quali saranno le tendenze musicali dell’estate 2024?  

Stiamo assistendo ad una decisiva rimonta del tribale in generale, Latin Tech e Afro House sopratutto, funzionano tantissimo all’estero, specie negli Stati Uniti, poi ovviamente tanta Tech House.

Come vedi la figura del DJ in questo periodo?

È evidente che siamo in un periodo storico di transizione, da una parte i DJSauri con decenni di console sulle spalle, un background pazzesco e tecniche di mix micidiali, dall’altra un’armata di giovani DJ che suppliscono alle doti dei DJSauri utilizzando ogni nuova tecnologia esistente, IA compresa. Nessuna della due squadre però vincerà la partita se non andrà all’origine della figura del DJ, come dico spesso, c’è un’enorme differenza tra “Fare il DJ” ed “Essere un DJ”.

Spiegaci meglio.

Il DJ deve emozionare, sopratutto deve stupire, deve offrire qualcosa che il pubblico non trova in altre situazioni, per le playlist trite e ritrite basta aprire un App del cellulare, perché pagare un biglietto o una cena per sentire le stesse cose, proposte nello stesso modo? Ti racconto un aneddoto a proposito di questa cosa, noi di Acetone eravamo andati a trovare i nostri amici Cube Guys ad un bellissimo party a Miami durante il WMC. Loro, fenomenali come sempre. Poi è salito un altro DJ che però faceva Afro e Latin House, tutta rigorosamente cantata in spagnolo, ad un certo punto vediamo la pista strapiena di ragazze esultanti che guardano verso la console. Ebbene si, quei dischi non erano solo cantati in spagnolo, c’era il cantante in carne ed ossa in console con il microfono in mano che cantava dal vivo ed era una scena fantastica. In sintesi, selezione musicale inattaccabile, ma con quel tocco di originalità ed un pizzico di vera performance, questi sono gli ingredienti vincenti.

Perché hai iniziato a fare il dj e perché ancora oggi continui?

Ho iniziato da ragazzino facendomi le ossa organizzando feste private con gli amici, poi una di quelle feste si è trasformata in un vero e proprio Rave Party, avevamo affittato una colonia sul mare per il veglione di Capodanno del 1983 e speravamo di portarci dentro massimo qualche centinaio di persone, alla fine si sparse la voce che eravamo noi ad organizzare l’evento e ci trovammo a gestire (ed io da solo a far ballare) circa 2.500 persone. Da allora i gestori dei locali della zona hanno iniziato a prendermi sul serio e non mi sono più preoccupato di cercare lavoro, a quel punto era il lavoro a cercare me, nell’ultimo periodo qui in Romagna riuscivo a lavorare contemporaneamente in 4 importanti discoteche alla settimana, questo in inverno, in estate invece si partiva da fine giugno e si finiva a metà settembre tutte le sere. Oggi è totalmente diverso, le esigenze sono radicalmente cambiate e le possibilità molto limitate, ma ho intrapreso la carriera di produttore anche per questo. È la giusta evoluzione del mestiere di DJ, avere la possibilità di creare in studio quello che suonerai nelle tue serate, e perché no? Contemporaneamente anche in tantissime altre discoteche in tutto il mondo altri DJ faranno lo stesso, suoneranno le tue tracce. Se fossi rimasto solo un DJ avrei smesso da tempo. E’ invece quel mettersi continuamente in gioco attraverso le tue produzioni che fa la differenza e tiene quel fuoco ancora acceso.

Quali sono i più grossi stereotipi sulla professione del dj e del produttore? Tutte quelle le cose che dice chi non fa il dj ed il produttore… e che molti pensano, ma non sono affatto vere?

Una è sicuramente la diatriba tra analogico e digitale in console, oggi produciamo in Studio a frequenze di campionamento elevatissime, con attrezzature di fascia altissima, in ambienti acusticamente perfetti, il ragionamento del vinile Vs. digitale aveva ragione di esistere agli albori, quando i primi CD venivano prodotti con le prime attrezzature interamente a 16bit, oggi lavoriamo quasi tutti in the box a 64bit ed esportiamo i master con una qualità di conversione allo stato dell’arte. La seconda è quella di credere che chi usa un computer abbia vita più facile nella produzione, alcuni credono “Che faccia tutto lui” ma si sbagliano, in studio devi avere comunque una preparazione artistico-musicale per comporre armonia e melodia, poi tecnica anche solo per gestire le infinite possibilità del software, e per finire ci vuole il talento, il più importante ma inutile se non si è preparati nelle prime due materie. Nella Funky House sento spesso la frase “Basta usare i samples e metterci una cassa sotto, è facilissimo!”  Ma se così fosse ci sarebbero milioni di artisti Funky House al mondo e non basterebbe una Top1000 per accogliere tutti questi vincitori, invece dove sono? Probabilmente, a vantarsi di essere i migliori DJ Producer del proprio condominio.

Cos’è la musica per te in questo momento della tua vita?

È il mio lavoro, è il primo pensiero quando mi sveglio al mattino, il mio campo di competenze, ma anche una compagna di viaggio irrinunciabile, se oggi sono quel che sono è grazie a lei, mi ha aiutato in tutti i modi in cui una persona può essere aiutata, mi ha risollevato in un paio di periodi bui della mia vita, mi ha stabilizzato quando credevo, erroneamente, di essere in cima al mondo e ancora oggi mi insegna cose sempre nuove. Poi c’è la parte concreta, grazie alla Musica posso pagare le bollette, riempire il frigo e togliermi qualche vizio. Il che, per ora, è sufficiente.

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Nari racconta il successo di Acetone https://www.livemag.it/index.php/2024/05/08/nari-racconta-il-successo-di-acetone/ https://www.livemag.it/index.php/2024/05/08/nari-racconta-il-successo-di-acetone/#respond Wed, 08 May 2024 10:07:52 +0000 https://www.livemag.it/?p=25757 Nari racconta il successo di Acetone. A gennaio 2022 è uscita “Lovers”, la prima release di Maurizio Nari da tempo semplicemente Nari in studio ed in console), sulla sua label Acetone. Da allora, la label che Nari ha creato con Jens Lissat e che coordina con Steve Tosi di strada ne ha fatta un bel po’. Velocemente. Abbiamo fatto […]

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Nari racconta il successo di Acetone. A gennaio 2022 è uscita “Lovers”, la prima release di Maurizio Nari da tempo semplicemente Nari in studio ed in console), sulla sua label Acetone. Da allora, la label che Nari ha creato con Jens Lissat e che coordina con Steve Tosi di strada ne ha fatta un bel po’. Velocemente. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Nari, sul presente sul futuro dei DJ, della musica da ballo… e non solo.

Ci racconti una tua release su Acetone a cui sei particolarmente legato? 

Direi “Lovers”, la prima release sulla mia label, ispirato a certe sonorità anni ’90. Sono subito arrivato al n.2 della Funky House Top 100 di Beatport, mica male, no? 

Nari che ci racconti su Acetone? Il progetto è senz’altro in crescita a livello internazionale… 

Acetone è sicuramente una label ancora giovane. Ha appena due anni e mezzo di vita. L’esperienza e la solidità si acquisiscono solo col tempo. Al momento però stiamo facendo bene. Stiamo preparando tante cose, abbiamo tastato il terreno alla Miami Music Week. Vogliamo cercare di capire dove e come poter realizzare qualche altro party, come abbiamo fatto  nel 2023 ad Amsterdam. E’ ancora presto per dirlo, ma si stanno concretizzando belle opportunità, proprio per l’Amsterdam Dance Event. 

Come vedi la scena del clubbing italiano? 

Vivo in Romagna e purtroppo vedo che il livello musicale di locali ed eventi qui è abbastanza basso. L’80% del mercato è fatto da cene spettacolo, eventi in cui senz’altro funzionano sonorità facili e musica italiana del passato. In questo senso si è andati più indietro che avanti. Quando suono dalle mie parti, insomma, devo in parte adegurare il mio sound che è soprattutto house.  Nel mondo, però, è vero, ci sono situazioni molto differenti… ad esempio in Spagna, dove infatti avrò presto qualche data. Da quelle parti proporrò un sound tra tech house, afro tech ed afro house, sonorità che mi appartengono. 

Quali saranno le tendenze musicali dell’estate 2024?  

Di idee nuove mi sembra di sentirne poche. Ci stiamo legando al passato facendo cover o utilizzando sample del passato. In questo momento l’onda mi sembra questa, ad esempio quella della italo disco anni ’80, soprattutto in Italia. Nel mondo invece vedo un grande successo di tech house ed afro house. Negli USA e in tutta l’America, prima di tutto.

Nari, come vedi la figura del DJ in questo periodo?

In questo periodo il DJ è una figura fondamentale. Mai come oggi lo si utilizza ovunque: nei bagni, in spiaggia, nei bar, nelle piscine. Tutte queste console sminuiscono un po’ il ruolo di questa figura, perché mentre negli anni 90 e fino ai primi anni 2000, il DJ era parte solo e soltanto della pura discoteca. Forse si dovrebbero distinguere i diversi ruoli. Ma si fa fatica, perché non siamo una categoria unita, né protetta. I cachet, poi, sono molto diversi tra loro. Senz’altro un po’ di salvaguardia della professione servirebbe… anche perché ormai tutti fanno i DJ. Le starlette, gli ex calciatori, dagli ex cantanti, etc. Ecco perché la brutte figure di questo o quel personaggio non si contano. Anni fa non succedeva, perché, semplicemente, dovevi avere delle competenze. Oggi non sembrano più essere richieste. 

Perché hai iniziato a fare il dj e perché ancora oggi continui?

Ho messo piede per la prima volta in discoteca a 14 anni. Il mio sogno in breve diventò quello di fare il DJ.  A 16 anni, già lavoravo in un locale in pianta stabile, era una discoteca al mare che conteneva  150 persone. Lavoravo tutte le sere, quindi dai 16 anni in avanti ho sempre lavorato. Oggi, sono sincero, lavoro di meno, scelgo solo le opportunità di lavoro che mi interessano. Prediligo locali dove ancora si balla, invece di ascoltare solo musica oppure mangiare. 

Nari, per finire, cos’è la musica per te in questo momento della tua vita?

La musica è il mio mestiere, la mia professione. Ho sempre fatto questo e quindi continuo a farlo in una maniera differente. È un po’ come il calciatore che a fine carriera si mette a fare, o il dirigente sportivo o l’allenatore. Ecco perché mi dedico prima di tutto alla mia label, Acetone e di serate ne faccio un po’ meno. Acetone è davvero in un momento eccellente. Siamo all’inizio di maggio e abbiamo già un calendario delle uscite fino a metà settembre. Credo davvero in questo progetto ed i risultati mi stanno dando ragione. 

ACETONE Social

https://www.facebook.com/Acetone.ofc

https://www.instagram.com/acetone.records

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