Andrea Iannuzzi, Autore presso Live Magazine https://www.livemag.it/index.php/author/iannuzzi-andrea/ Varie ed eventi Wed, 30 Apr 2025 08:55:45 +0000 it-IT hourly 1 https://www.livemag.it/wp-content/uploads/2024/01/cropped-cropped-favicon-1-1-1-32x32.png Andrea Iannuzzi, Autore presso Live Magazine https://www.livemag.it/index.php/author/iannuzzi-andrea/ 32 32 Al cinema è uscito “Giorni di grazia” https://www.livemag.it/index.php/2025/04/30/al-cinema-e-uscito-giorni-di-grazia/ https://www.livemag.it/index.php/2025/04/30/al-cinema-e-uscito-giorni-di-grazia/#respond Wed, 30 Apr 2025 08:55:44 +0000 https://www.livemag.it/?p=49927 “Giorni di grazia” è un film che intreccia tre storie distinte ma destinate a convergere, rivelando il legame invisibile tra di esse. La pellicola, diretta da Sofia Nacchia e prodotta dalla Romana Film di Giuseppe Moroniti, approda  nelle sale il 28 aprile 2025. La trama ruota attorno a tre protagonisti, ciascuno alle prese con le […]

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“Giorni di grazia” è un film che intreccia tre storie distinte ma destinate a convergere, rivelando il legame invisibile tra di esse. La pellicola, diretta da Sofia Nacchia e prodotta dalla Romana Film di Giuseppe Moroniti, approda  nelle sale il 28 aprile 2025.

La trama ruota attorno a tre protagonisti, ciascuno alle prese con le proprie sfide esistenziali. Elena è una dottoressa specializzata in fecondazione assistita presso una clinica all’avanguardia, la “Nativity”. Nonostante la sua competenza professionale, Elena vive il dramma della sterilità, un dolore che condivide solo con se stessa. Un giorno, nel suo studio, arriva Anna, una curatrice d’arte in visita per una mostra intitolata “Giorni di grazia”. Anna desidera un figlio attraverso la fecondazione artificiale, ma l’uomo con cui vive non potrà mai accettare un bambino che non sia biologicamente suo. Per lei, l’inganno è l’ultima possibilità di salvare il loro rapporto.

Nicky è un cantautore rock dalla personalità tormentata, un uomo dall’aspetto affascinante ma segnato da anni di fallimenti. La sua carriera musicale non decolla mai, e l’ennesimo concerto deludente segna il culmine di una notte di disperazione. In preda al panico dopo un incidente in cui investe due persone, Nicky scappa, lasciando le vittime sulla strada, incapace di affrontare le sue scelte sbagliate.

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Melanie Francesca, in TV con Chiambretti ma sognando la sua Arte! https://www.livemag.it/index.php/2025/04/30/melanie-francesca-in-tv-con-chiambretti-ma-sognando-la-sua-arte/ https://www.livemag.it/index.php/2025/04/30/melanie-francesca-in-tv-con-chiambretti-ma-sognando-la-sua-arte/#respond Wed, 30 Apr 2025 08:20:15 +0000 https://www.livemag.it/?p=49919 C’è chi torna in televisione per rilanciarsi. E poi c’è Melanie Francesca, che torna in TV perché in fondo ci appartiene. Perché il suo volto è familiare, il suo sguardo è ancora più affilato, la sua voce non ha perso né ironia né grazia. Ma chi crede che questo sia solo un ritorno davanti alle […]

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C’è chi torna in televisione per rilanciarsi. E poi c’è Melanie Francesca, che torna in TV perché in fondo ci appartiene. Perché il suo volto è familiare, il suo sguardo è ancora più affilato, la sua voce non ha perso né ironia né grazia. Ma chi crede che questo sia solo un ritorno davanti alle telecamere, si sbaglia di grosso.

Melanie torna in televisione con “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” ma sognando la pittura e delle nuove mostre. Con la nuova stagione televisiva, Chiambretti l’ha voluta di nuovo accanto a sé, lì dove la loro chimica brillante aveva già acceso gli schermi. Ma oggi Melanie è diversa. Le sue parole colpiscono ancora, certo, ma si avverte qualcosa che si muove sotto la superficie. Come una tensione, una nostalgia, una bellezza trattenuta. È quella della pittura, della tela bianca che la aspetta ogni notte, quando le luci dello studio si spengono e la città tace.

“Sono felice di essere tornata in TV”, dice. “Ma nel mio cuore c’è una stanza segreta. È lì che mi rifugio: con pennelli, colori, mani sporche e anima nuda.”

Con Piero Chiambretti è di nuovo scintilla. Si scambiano battute, provocazioni, riflessioni a metà tra il sacro e il pop. Lei è perfettamente a suo agio — lo è sempre stata — ma oggi non si perde più nel riflesso del palcoscenico. Guarda oltre. Guarda dentro. La TV per lei non è il fine, ma un mezzo. Un passaggio. Una parentesi brillante in un percorso che ormai ha una direzione chiara: quella dell’arte visiva.

Melanie lo dice sottovoce ma lo dice: “Scrivere è pensiero. La TV è presenza. Ma la pittura… la pittura è verità.” E allora eccola lì, a vivere una doppia vita. Di giorno tra i camerini, i copioni, i riflettori. Di notte a Parigi, in una stanza colma di odore di trementina, dove ogni quadro è un viaggio nel femminile, nel divino, nell’invisibile.

Non è un ritorno. È una fioritura. Dopo 19 libri, rubriche sui grandi media italiani, talk show con Marzullo e Costanzo, radio, moda e giornalismo, Melanie Francesca sembra oggi più libera che mai. Non deve più scegliere chi essere: ha imparato ad essere tutto, ma soprattutto sé stessa.

“La pittura non è un “ritorno”. È una casa a cui non ha mai davvero smesso di appartenere”. Dichiara Melanie. E anche se la vedremo ancora per molto sul piccolo schermo, brillante, pungente, lucida come sempre non dimentichiamolo: è nei suoi quadri che Melanie si racconta davvero. È lì che respira. È lì che sogna.

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Tennis, Sic Europe rinnova partnership con Atp Challenger Tc Garden https://www.livemag.it/index.php/2025/04/24/tennis-sic-europe-rinnova-partnership-con-atp-challenger-tc-garden/ https://www.livemag.it/index.php/2025/04/24/tennis-sic-europe-rinnova-partnership-con-atp-challenger-tc-garden/#respond Thu, 24 Apr 2025 14:39:58 +0000 https://www.livemag.it/?p=49634 “E’ un orgoglio poter annunciare che Sic Europe rinnova l’impegno al fianco del T.C. Garden nell’organizzazione del Roma Garden Open, torneo professionistico di tennis del circuito Challenger dell’Atp”. Così Marco De Sanctis, Dg di Sic Europe – azienda leader nel settore del trasporto, della logistica e del facility management – annuncia la partnership tra l’azienda […]

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“E’ un orgoglio poter annunciare che Sic Europe rinnova l’impegno al fianco del T.C. Garden nell’organizzazione del Roma Garden Open, torneo professionistico di tennis del circuito Challenger dell’Atp”.

Così Marco De Sanctis, Dg di Sic Europe – azienda leader nel settore del trasporto, della logistica e del facility management – annuncia la partnership tra l’azienda romana e lo storico tennis club capitolino di via delle Capannelle. “Per me – spiega De Sanctis – la collaborazione con il Garden è soprattutto una questione affettiva: mio padre, infatti, è stato tra i soci fondatori di questo circolo che negli anni ha acquisito prestigio e blasone. Una storia che, per certi versi, ricorda quella della Sic Europe. Mio padre, insieme con i soci fondatori, aveva capito le potenzialità di questo club e con loro aveva una visione di crescita che negli anni si è consolidata e ha dato ragione a quanti, come mio padre, si sono impegnati nella fondazione e nella crescita di questa bellissima struttura sportiva. Da ex tennista, inoltre, ho avuto anche l’occasione di giocare il main draw del torneo e anche per questo da manager ho subito appoggiato l’idea di sostenere un evento che testimonia i valori della lealtà sportiva, dell’impegno, della crescita attraverso il lavoro”.

“Oltre a noi – prosegue il top manager dell’azienda – insieme con Sic ci sarà anche Ecosistema, importantissima realtà imprenditoriale che abbiamo voluto coinvolgere nel sostegno a un evento di assoluto prestigio. Infatti – ricorda Marco De Sanctis – il Roma Garden Open, che comincia oggi con il primo turno delle qualificazioni, vanta una tradizione invidiabile. Il torneo, nato nel 1996 come Satellite, dal 2002 fa parte del circuito ATP Challenger con un montepremi via via cresciuto nel corso degli anni. Grazie alla preparazione di Pancho Di Matteo, in oltre vent’anni sui campi del Garden sono passati campioni di Stefano Tsitsipas, Andrea Rublev, Diego Schwartzman, Bautista Agut, Pablo Carreno Busta, Matteo Berrettini, Fabio Fognini, Marco Cecchinato. Anche Sic Europe è nata dal basso, ha avuto la forza e la capacitò di crescere passo dopo passo grazie alla passione dei suoi dipendenti e alla preparazione dei suoi manager e oggi, come il T.C. Garden e il suo torneo, rappresenta un’eccellenza nel suo settore. Per questo il binomio Sic Europa-Roma Garden Open è vincente e anche quest’anno siamo orgogliosi di far parte dei questa straordinaria manifestazione sportiva che anticipa gli Internazionali del Foro Italico e che ormai è entrata nel cuore degli sportivi e degli appassionati di tennis”.

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Albert D’Alterio: Nuovo volto dell’imprenditoria italiana https://www.livemag.it/index.php/2025/03/18/albert-dalterio-nuovo-volto-dellimprenditoria-italiana/ https://www.livemag.it/index.php/2025/03/18/albert-dalterio-nuovo-volto-dellimprenditoria-italiana/#respond Tue, 18 Mar 2025 09:32:06 +0000 https://www.livemag.it/?p=46886 Nel panorama dell’imprenditoria italiana, un nome sta emergendo con forza: Albert D’Alterio. A capo di New GiG Promotion, dopo aver rilevato la storica realtà milanese del management degli anni ‘90, si sta imponendo come uno dei volti più interessanti e dinamici del business italiano. Portando una ventata di innovazione in un settore in costante evoluzione. […]

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Nel panorama dell’imprenditoria italiana, un nome sta emergendo con forza: Albert D’Alterio. A capo di New GiG Promotion, dopo aver rilevato la storica realtà milanese del management degli anni ‘90, si sta imponendo come uno dei volti più interessanti e dinamici del business italiano. Portando una ventata di innovazione in un settore in costante evoluzione.

D’altra parte, di cambiamenti radicali Albert ne sa qualcosa. La sua è la storia di un uomo che ha conosciuto il sapore amaro della sconfitta e la dolcezza della rinascita. Nato a Torino, con sangue napoletano e sardo nelle vene, sin da bambino aveva un solo sogno: diventare un calciatore professionista. Ogni allenamento, ogni partita, ogni minuto della sua adolescenza era dedicato all’inseguimento di quella chimera. Poi, a soli 19 anni, dopo sette interventi chirurgici, ha dovuto accettare che quel percorso era già giunto al termine.

Ma è proprio nei momenti di crisi che si forgiano i caratteri più forti. Invece di arrendersi, Albert D’Alterio ha deciso di reinventarsi. Ha aperto una minuscola pescheria a Borgaro Torinese, sua città natale. Sveglia alle sei del mattino, giornate interminabili. Ma è proprio lì, in una ristretta realtà, che ha appreso il significato del sacrificio e della determinazione.

Negli anni successivi, quella piccola attività si è trasformata in qualcosa di grande. Ristoranti, investimenti in nuovi settori. E, soprattutto, una capacità innata di tramutare le crisi in opportunità. Durante la pandemia, quando tutto sembrava fermarsi, lui ha diversificato, esplorando il mercato degli orologi e rinnovando costantemente il suo modello di business. Fino al 2024, anno di svolta, appunto, con l’acquisizione di New GiG Promotion. «Non voglio solo riportarla al suo antico splendore, ma trasformarla in un punto di riferimento in Italia e nel mondo», ha affermato con la fermezza che lo contraddistingue.

Accanto a lui in questo viaggio c’è Sara, madre dei suoi due figli, Leonardo e Matilde. E la sua famiglia d’origine: sei fratelli e una madre che gli ha insegnato i valori del rispetto e dell’unione.
Punti cardine su cui basa anche l’avventura al timone di New GiG Promotion, orientato al futuro a suon di progetti ambiziosi: eventi esclusivi, collaborazioni con talenti autentici, espansione nel mondo del cinema e della televisione. Per Albert, il traguardo non è mai un punto d’arrivo: è sempre un nuovo inizio. «Nulla ti viene regalato. Ogni successo va conquistato», è solito ripetere. E lui, di conquiste, ne ha ancora molte all’orizzonte.

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Mirco Di Centa, il bello del cinema italiano: Divento un dèmone nel film “Un Posto Sicuro” https://www.livemag.it/index.php/2025/03/17/mirco-di-centa-il-bello-del-cinema-italiano-divento-un-demone-nel-film-un-posto-sicuro/ https://www.livemag.it/index.php/2025/03/17/mirco-di-centa-il-bello-del-cinema-italiano-divento-un-demone-nel-film-un-posto-sicuro/#respond Mon, 17 Mar 2025 14:42:19 +0000 https://www.livemag.it/?p=46853 Dai riflettori scintillanti del mondo della notte al calore avvolgente dei fornelli, fino al magnetismo della macchina da presa: Mirco Di Centa è l’incarnazione di una metamorfosi artistica senza confini. Ex stripman, ha trasformato la sua vita in un caleidoscopio di passioni. Tra queste, brilla quella per la recitazione, oggi in particolare, in “Un posto […]

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Dai riflettori scintillanti del mondo della notte al calore avvolgente dei fornelli, fino al magnetismo della macchina da presa: Mirco Di Centa è l’incarnazione di una metamorfosi artistica senza confini. Ex stripman, ha trasformato la sua vita in un caleidoscopio di passioni. Tra queste, brilla quella per la recitazione, oggi in particolare, in “Un posto sicuro” (prodotto da Imagine the Stars per la regia di Luca Tartaglia), pellicola in cui interpreta una sorta di demone in un mondo devastato da una Pandemia misteriosa e mortale.  

Mirco, partiamo dal principio. La definizione di “cuoco di giorno e stripman di notte” che si trova ancora in Rete è piuttosto stravagante. Che effetto ti fa oggi, ché sei anche attore?
«Beh, ha fatto comunque parte di quello che sono stato per tanti anni e quindi è sempre un modo di raccontare delle esperienze divertenti. Un po’ per strappare un sorriso, se vogliamo. Perché negli ultimi anni la figura dello spogliarellista è stata un po’ sdoganata soprattutto con l’avvento di pellicole americane quali “Magic Mike” con Channing Tatum, mentre prima veniva sempre vista con un po’ di critica. Il successo di quei film, poi, l’ha portata quasi al livello di un supereroe».

In ogni caso hai riposto il perizoma nel cassetto. La passione per la cucina, invece, continua?
«No, ho cambiato totalmente dopo un decennio e oltre. Ho 33 anni; a 20 ho cominciato all’interno dei ristoranti per poi entrare in una struttura a Conegliano, in provincia di Treviso, in Veneto, di cui sono diventato socio titolare nonché cuoco. Per anni ho coltivato questa attività; poi, con l’avvento delle chiusure e limitazioni partite dal 2020, mi sono accorto che non era realmente la professione che avrei voluto svolgere per il resto della vita e ho iniziato a dedicarmi ad altro. È nato l’interesse per la recitazione; ho intrapreso un percorso di studi come acting coach e poi un po’ di strada tra esperimenti e qualche pellicola, fino ad arrivare a “Un posto sicuro”».

Quando hai capito che il cinema sarebbe diventato parte integrante della tua vita?
«È una cosa curiosa. Quando intraprendi un percorso come attore viene spesso utilizzata la frase: “Mettersi a nudo davanti allo specchio”. Ci si riferisce allo specchio dell’anima attraverso cui si ripercorre senza filtri, dogmatismi e pregiudizi, tutto ciò che è accaduto nella vita, per arrivare a capire che anche in qualche fase dell’adolescenza fantasticavi l’idea di vestire i panni di differenti personaggi. Io, poi, ho fatto un percorso ulteriore: dopo le superiori mi sono iscritto all’Accademia Militare di Modena. Volevo portare avanti la carriera della mia famiglia, più per soddisfare il sogno di mio papà che il mio. Infatti, ho perso subito interesse, per poi dedicarmi a quello che, invece, era il sogno di mia mamma: attività nel settore tra hotel, ristoranti e catering. Non mi dispiaceva, ma è ben diverso dal dire che mi piacesse. Diciamo così: c’è sempre una fase in cui si decide di smettere di essere ragazzino e si desidera qualcosa di più serio per iniziare a giocare nel mondo degli adulti». 

L’altra sera è stato presentato “Un posto sicuro” al cinema Adriano. Era la prima volta che calcavi un red carpet per un tuo film o una tua produzione?

«No, l’avevo già fatto nel 2023 in occasione dell’uscita di una commedia brillante indipendente intitolata “Nonna ci produce un film”, sempre in un cinema delle sale UCI a Roma. Altre volte, poi, ho partecipato in altre vesti poiché faccio da scorta agli attori, soprattutto americani. In Italia sono la guardia del corpo di Adrien Brody e agli ultimi due red carpet a Venezia ho accompagnato lui».

Che effetto fa passare dalla parte di colui che accompagna il divo a essere il protagonista fotografato? Riesci magari a capire un po’ meglio i personaggi che scorti?
«Io vedo un lato dei personaggi diverso da quello che appare davanti alle telecamere e ai fan: vedo il rapporto con quello che è l’onore di essere una celebrità internazionale e l’onere di esserlo, ovvero continuare a essere il divo che il mondo conosce. Aspetti che, spesso e volentieri, collimano e si conciliano con quella che è la personalità dell’attore; ho notato, però, uno switch tra la loro intimità e il rapporto col pubblico nel momento in cui devono fare un passo fuori dalla loro tranquillità. Ti racconto questo aneddoto. È legato alla prima volta che ho accompagnato Adrien Brody sul red carpet a Venezia nel 2022: arriviamo in auto al red carpet del palazzo del cinema, gli apro lo sportello, c’erano i fari puntati e una colonna sonora eterea in sottofondo, come se fosse un luogo slegato dalla realtà. Davanti a me si è aperta una finestra in cui vedevo me stesso come protagonista e mi sono detto: “In qualche modo devo arrivare a fare una cosa del genere”. Adesso, anche se in piccolo, una minima parte è stata soddisfatta».

In “Un posto sicuro” interpreti un uomo contagiato da un virus che un po’ ricorda le fasi pandemiche; quando ti hanno proposto la sceneggiatura, ti sei immaginato in quel ruolo? Te lo sei sentito subito cucito addosso? 
«Sì, perché è una tematica che le pellicole americane hanno proposto in tutte le salse, anche se nel mercato italiano una cosa del genere è un po’ una novità. Fa comunque parte del genere “survival” e “post apocalyptic horror”, vista e rivista. Fatalità, avevo guardato da poco due pellicole, che ho poi utilizzato anche come fonte di ispirazione: una è di Zack Snyder, “Army of the Dead”, l’altra con Brad Pitt, “World War Z”. Avevo quindi già ben in testa che cosa portare sullo schermo».

Che effetto ti ha fatto rivederti sul grande schermo?

«In realtà, ho provato imbarazzo. Non ho mai avuto paura di spogliarmi davanti a 600 persone; qui, invece, ero ansioso di vedere il risultato finale, per capire se avessi fatto una figuraccia o meno. Devo ammettere che tra trucco, montaggio eccetera, non mi è dispiaciuto affatto, anzi». 

Rivedendo il film e ripensando ai giorni del lockdown, che cosa hai provato? C’è qualcosa che ti ha colpito e ti ha riportato a quel periodo?

«No, perché io il momento delle chiusure non l’ho subito moltissimo. Con la ristorazione abbiamo avuto delle grosse problematiche soprattutto a livello di impresa perché, chiaramente, le entrate hanno toccato il fondo. Però, in qualche modo, rimanevamo attivi col delivery e, di conseguenza, le chiusure non le ho sofferte: ero sempre in movimento ed essendo il titolare potevo muovermi senza impedimenti. Diciamo, comunque, che la realtà surreale riportata in maniera fantastica nel film si lega al fatto che le strade erano deserte: non c’erano persone, c’era timore di interazione, c’è stato un capovolgimento totale dei rapporti sociali che ha causato danni a un sacco di persone, anche a livello psicologico». 

Perché pensi che la produzione abbia scelto proprio te per questo ruolo? Per interpretare un mostro potevano scegliere qualcuno più brutto anziché un bell’uomo… 

«Ma perché no? Quale occasione migliore di distruggere la bellezza? Come fai a farti scappare l’occasione? È troppo facile rendere orribile uno già brutto…». 

Due lati estremi, insomma: da sex symbol a una sorta di demone. Che cosa ti appartiene caratterialmente di queste figure?
«Voglio metterla sul lato intelligente e filosofico. Questo non fa altro che riportare la bipolarità che vive all’interno di qualsiasi persona. Si ha la parte bellissima ma anche l’altra, che spesso viene celata e nascosta, ovvero quella orribile. Quest’ultima, a volte, per tutta una serie di situazioni, esce anche se non lo vorremmo; fa, però, parte di quella che è poi la natura umana».

Insomma, hai fatto parte del mondo dell’animazione e ti sei spostato sul grande schermo. Se dovessi traslocare in tv, faresti un reality? E, nel caso, quale? Un adventure tipo “Pechino Express” o “L’isola dei famosi” o altro?
«Allora tra i reality di adesso sicuramente “L’isola dei famosi”. Non perché mi ritenga famoso, ma per il semplice fatto che rappresenta una situazione di sfida in cui qualcosa in più della mera discussione può intrattenere. Perché hai a che fare con una situazione un po’ più “disperata”, in cui c’è la possibilità di mettersi alla prova».

Un reality classico, chiuso in un luogo per un tot di tempo, solo per litigare e discutere, insomma, non farebbe per te.
«No. Io, poi, sono attivo su tantissimi fronti. Oltre a fare l’attore, voglio parallelamente essere anche un imprenditore. Mi sono trasferito in Serbia per nuovi business e per aprire un’azienda. Per me, per quanto possano intrattenere, i reality sono una perdita di tempo e non nutro particolare interesse. Perché ho voglia di fare tante cose, di costruire quello che è il mio impero, per il domani dei miei cari e della mia futura famiglia. Desidero essere una persona di successo, ma non grazie alle stupidaggini».

Se dovessi definirti, come descriveresti Mirco Di Centa? 
«Sono molto ambizioso; l’obiettivo è arrivare alle stelle e, mal che vada, si atterra sulla Luna. È una frase fatta che, però, racchiude un concetto molto semplice: Icaro morì perché le ali di cera che aveva costruito si sciolsero per aver volato troppo vicino al Sole. Questa storia esorta a non puntare troppo in alto; è altrettanto vero, però, che il padre di Icaro aveva sollecitato il figlio a non volare troppo in basso perché le onde lo avrebbero potuto travolgere e trascinare in fondo al mare e, quindi, sarebbe morto comunque. Annegato. Una visione, insomma, secondo cui bisogna puntare in alto con coscienza, ma non in basso. Perché anche lì c’è in ogni caso la disfatta».

Hai qualche progetto futuro in particolare?
«Nell’immediato, tra le varie aziende che sto cercando di aprire, una riguarda sicuramente una casa di produzione cinematografica. Piccolina, per cominciare. Così, poi, oltre a fare l’attore, avrò modo di autoprodurmi»

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Mattia Caruso di “Italia Shore”: Vi racconto l’altra faccia di me https://www.livemag.it/index.php/2025/03/17/mattia-caruso-vi-racconto-laltra-faccia-di-me/ https://www.livemag.it/index.php/2025/03/17/mattia-caruso-vi-racconto-laltra-faccia-di-me/#respond Mon, 17 Mar 2025 13:33:49 +0000 https://www.livemag.it/?p=46828 E’ un fiume in piena, Mattia Caruso, per il web (e non solo) soprannominato Drago. Ma chi pensa che l’appellativo selvaggio provenga dalla sua partecipazione al reality “Italia Shore”, prodotto da Fremantle, disponibile su Paramout +, dove ne sta combinando di tutti i colori, sbaglia. Infatti la fama che precede la sua avventura in tv, […]

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E’ un fiume in piena, Mattia Caruso, per il web (e non solo) soprannominato Drago. Ma chi pensa che l’appellativo selvaggio provenga dalla sua partecipazione al reality “Italia Shore”, prodotto da Fremantle, disponibile su Paramout +, dove ne sta combinando di tutti i colori, sbaglia. Infatti la fama che precede la sua avventura in tv, arriva dal ring. Dove Mattia da diversi anni combatte; una passione che nel 2019 gli è valso il titolo nazionale. In questa intervista il Drago si racconta, mostrando sfaccettature e sfumature del suo carattere che spesso nel programma tv non emergono. LiveMag lo ha incontrato in esclusiva per voi.

Mattia in “Italia Shore” mostri molti lati della tua personalità. Ma chi è in verità Mattia Caruso?

Mattia Caruso in verità è ciò che mostra, anche se spesso e volentieri fa fatica a dare la possibilità agli altri di capirlo, per un timore innato di essere incompreso. Sono cresciuto con mio padre lontano per lavoro, mi sono fatto uomo da solo. Ho subito bullismo, ne sono uscito senza l’aiuto di nessuno. Quello che sono oggi è solo grazie alla mia forza di volontà e al desiderio di rivalsa e all’amore della mia famiglia.

Ho un carattere forte e deciso, sono molto sicuro di me e delle mie capacità, ma sono sempre disposto a migliorarmi. Sono piuttosto dolce, ma se vengo ferito esce il lato peggiore del mio carattere.  Facendo un po’ di autoironia mi identifico in un gigante buono, che prende un po’ troppo le cose sul personale.

Dal punto di vista puramente umano, cosa credi che il pubblico di te abbia capito e cosa deve ancora capire?

Credo che un’elevata percentuale del pubblico abbia percepito la mia sensibilità, la mia dolcezza e il mio animo buono, che cerca di aiutare il prossimo. Sono anche convinto che il pubblico abbia notato anche la mia vena più trasgressiva. Immagino sia difficile dare una vera e propria connotazione a queste due sfumature: diciamo che sono un po’ come il diavolo e l’acqua santa.

Sono comunque due lati che si compensano, e mi piacciono entrambi. Eccedo ogni tanto? Forse. Ma chiarisco che non è per spavalderia, solo per scelta, per gusto. Non scredito nessuno anche se talvolta può sembrare, comprendo di essere fuori dalle righe. Probabilmente anche più degli altri concorrenti del programma.  Personalmente odio i bulli e chi cerca di mettere in cattiva luce gli altri solo per emergere, io non ho bisogno di questo per emergere e credo che il pubblico lo abbia capito.

“Italia Shore”, come molti reality, mostra il bene e il male della vita. Ti ha aiutato a capire meglio alcune sfumature del tuo carattere?

Certamente. Purtroppo da fuori è difficile comprendere quanto in realtà sia un’esperienza formativa. Vieni messo a nudo di fronte alle tue paure, alle tue insicurezze e ai difetti. Sei obbligato a renderti conto di averli, non puoi scappare mettendoti di fronte a un telefono o una qualsiasi altra attività che si può svolgere nella normale vita di tutti i giorni. 

A me personalmente ha aiutato tantissimo a capire le sfumature del mio carattere, che possono coesistere e che in modo primitivo di fronte a situazioni di disagio ho reazioni sbagliate. Stare con persone diverse da te ti aiuta a capire meglio chi sei, come rapportarti e come imparare ad ascoltare gli altri. E’ anche un modo per capire chi sei e chi non vuoi essere. Ci vuole tanto coraggio per mettersi a nudo con se stessi, soprattutto in un contesto in cui tutti vogliono solo eccellere e dimostrare al pubblico ciò che di meglio hanno. Credo che i telespettatori abbiano visto quando mi sono sentito in difficoltà, e sono contento di essere riuscito a dimostrare che anche un ragazzo come me che all’apparenza sembra un macigno impassibile può avere momenti di fragilità e che questa fragilità non è poi così sbagliata da avere.

E la tv come arriva nella tua vita?

La tv arriva un po’ per caso. Un caro amico mi inviò per scherzo il form per il casting e sempre per ironia mi sono candidato. All’inizio l’ho presa con leggerezza e spensieratezza, come un gioco insomma. Per poi capire che sarebbe diventata una mia passione.

Resterà un’esperienza unica, anche se hai già partecipato a entrambe le edizioni, o ti piacerebbe continuare a lavorare nel mondo della tv?

Chi si ferma è perduto. Al di là delle battute, certamente. Desidero continuare e desidero crearmi una carriera televisiva da associare a quella pugilistica. Mi piacerebbe costruirmi un personaggio stravagante, al tempo stesso simbolo di impegno e di rivalsa. Vero che la tv pullula di questi soggetti, ma io sono molto di più: un tipo scherzoso, riflessivo, aperto al dialogo, provocatorio quanto basta. 

Quale tipo di tv ti piace?

Mi piacciono i talk, il confronto fra le persone credo sia interessante e costruttivo. Non sono un intenditore di tv, ma non mi rispecchia tutto ciò che è bigotto o influenzato da pregiudizi o meccanicizzato. Sono una persona troppo spontanea e onesta per dover seguire beceri e finti schemi comportamentali 

Lo sport è sempre una tua priorità?

Per me il pugilato è stata una mano dal cielo. Mi ha salvato dalla strada, mi ha salvato dal mio carattere per come ero prima, in età adolescenziale. Un carattere spesso difficile da addomesticare. Lo sport mi ha fatto capire cosa nella vita è veramente importante e mi ha fatto comprendere il significato della parola: forte! La mia famiglia mi ha sempre seguito in questo percorso e ad ogni combattimento c’è sempre stata mia madre sotto il ring a vincere e morire con me. Iniziare arti marziali è la miglior scelta che io abbia fatto nella vita

Il simpatico soprannome “Drago” come te lo hanno attribuito?

Quando ci penso, sorrido. Il nome Drago deriva dal famoso pugile Ivan Drago della saga di “Rocky”.  Quando ero più piccolo ero più biondo, ma ho sempre avuto lineamenti molto maschili e marcati, proprio come Dolph Lundrgen (da qui il soprannome). I miei compagni di allenamento un po’ per sfottermi un po’ per gioco mi chiamavano in questo modo. Quando poi nel 2019 ho vinto i campionati italiani è diventato effettivamente il mio nome, tanto che molte persone mi conoscono come Drago e non come Mattia .

Come mai non hai proseguito la carriera sul ring?

Purtroppo in Italia il pugilato è poco sponsorizzato per cui nessuno sa, o pochi sanno, che non ho mai smesso di combattere. Ho sofferto qualche mese per pesante un infortunio a una spalla, per cui sono stato costretto a interrompere gli allenamenti . 

Non smetterò mai di salire sul ring e non chiuderò mai questo capitolo della mia vita. Sono sicuro che quando il mio corpo sarà troppo vecchio per combattere farò l’allenatore. Aggiungo che purtroppo non conta solo il talento o l’impegno nella vita di un atleta. C’è bisogno di partner, sponsorizzazioni e un team di medici e manager che lo affianchino. Io mi impegno molto per la anche se come ho già detto in Italia è molto difficile trovare chi davvero investe su di te.

Mi auguro che in un futuro prossimo, molti più imprenditori cambino i loro investimenti dal calcio al pugilato e io mi offro come cavia per dimostrare che se qualcuno credesse molto più in noi e ci aiutasse di più, il mondo sarebbe pieno di Pugili italiani nelle vette delle Classifiche mondiali.

Oggi sei un agente immobiliare. Come queste tue grandi esperienze in tv e nello sport sono riuscite a farti relazionare con gli altri?

Sono sempre stato molto estroverso. Ho sempre detto la mia qualsiasi fosse stata la circostanza. Sono cresciuto con mio nonno, una persona estremamente intelligente e saggia, e mi ha insegnato a non vergognarmi, a parlare e a esporre il mio pensiero, purché fosse espresso con la massima educazione, garbo e rispetto.  Mi sono rapportato sempre a ogni tipo di persona: sono cresciuto ascoltando le storie delle persone anziane, a portare rispetto a chi è vissuto prima di noi e ad apprendere dalle esperienze altrui. Ho lavorato con il pubblico, facendo il cameriere. Ho lavorato insieme ai ragazzi della mia età in discoteca. Ho lavorato per persone con uno status sociale molto alto e ho sempre ricevuto complimenti per il mio modo di pormi con gli altri. Non ho mai avuto problemi! “Italia Shore” mi ha dato solo la possibilità di esprimermi senza filtri, sfatando alcuni tabù. 

E dal punto di vista dell’amore, quanto conta nella vita di una persona rispetto alla propria carriera?

Questa domanda apre scenari diversi. Ovviamente c’è chi preferirebbe una carriera e chi una vita più tranquilla. Mettiamola così: prima o poi c’è bisogno di amore, perché mica si può stare soli per sempre. Poi c’è anche chi lo fa, ma anche quelle sono scelte. Per quanto mi riguarda io punto alla mia carriera, alla rivalsa che credo di meritare. E niente e nessuno può e si dovrà mettere fra me e questo risultato. Per cui io vado dritto per la mia strada, potrebbe capitare, ma chissà se e quando, di incontrare nuovamente una persona. Ma se questa persona dovesse diventare il bollettino di guerra: tu non fai questo, tu non fai quell’altro, per me l’unica soluzione sarebbe tornare single. Perché a quel punto si configurerebbe puro egoismo e prepotenza, e non certo amore. 

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Sara Sotira: Vi spiego il perchè Varani è stato ucciso https://www.livemag.it/index.php/2025/03/10/sara-sotira-vi-spiego-il-perche-varani-e-stato-ucciso/ https://www.livemag.it/index.php/2025/03/10/sara-sotira-vi-spiego-il-perche-varani-e-stato-ucciso/#respond Mon, 10 Mar 2025 13:30:21 +0000 https://www.livemag.it/?p=46308 lo scorso 3 marzo Roma ha festeggiato una data segnata in nero sul calendario. Esattamente 9 anni fa veniva brutalmente ucciso Luca Varani, un operaio di origini albanesi adottato da una famiglia del quartiere La Storta, solo 23enne, a opera di Marco Prato, un volto della vita notturna capitolina, e Manuel Foffo, studente universitario figlio della media borghesia. Un […]

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lo scorso 3 marzo Roma ha festeggiato una data segnata in nero sul calendario. Esattamente 9 anni fa veniva brutalmente ucciso Luca Varani, un operaio di origini albanesi adottato da una famiglia del quartiere La Storta, solo 23enne, a opera di Marco Prato, un volto della vita notturna capitolina, e Manuel Foffo, studente universitario figlio della media borghesia.

Un delitto atroce, che sconvolse l’opinione pubblica di tutto il mondo, consumato fra le mura di un appartamento di via Igino Giordani, nella zona del Collatino. Di quella vicenda si sono fatte tutte le ipotesi possibili, tra chi ha interpretato la storia in maniera scientifica, dando la colpa alla quantità industriale di droga consumata in tre giorni da Prato e Foffo senza sosta, e chi qualcosa di più mistico.

Come Nicola La Gioia, giornalista che all’epoca dei fatti si occupò del caso per Il Venerdì di Repubblica, scrittore e attualmente direttore del Salone del Libro di Torino, il quale realizzò perfino un libro sulla vicenda intitolato “La Città dei Vivi”. Da cui si è ispirato anche un podcast a puntate che porta lo stesso titolo. Ne parliamo con la psicosessuologa Sara Sotira, esperta anche di rapporti cognitivi fra le persone, che ci offre un quadro leggermente diverso di quelli finora conosciuti.

Il 3 marzo scorso un triste anniversario: sono passati 9 anni dalla tragedia del Collatino a Roma, dove è stato brutalmente ucciso Luca Varani. Che ricordi ha di quell’episodio?

Il 3 marzo 2016 Roma fu sconvolta da un omicidio che ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva. Luca Varani, un ragazzo di 23 anni, fu vittima di una violenza inaudita per mano di Marco Prato e Manuel Foffo, che lo avevano attirato nel loro appartamento con una falsa promessa. La brutalità del crimine, che incluse torture e una sofferenza terribile, e l’apparente lucidità con cui gli aggressori agirono sotto l’effetto di droghe, lasciarono la comunità senza parole. La sua morte suscitò un forte sgomento, non solo per la gratuità del crimine, ma anche per il fatto che due uomini apparentemente normali avessero potuto compiere un atto di tale ferocia.

Quella tragedia ha continuato a risuonare nelle menti di chi l’ha seguita, non solo per l’orrore del crimine in sé, ma anche per le riflessioni che ha generato sulla salute mentale. Il ricordo di Luca, e della sua tragica fine, resta una ferita aperta, un ammonimento contro la violenza gratuita e le sue terribili conseguenze.

Come può il profilo psicologico degli autori di un omicidio come quello di Luca Varani aiutarci a comprendere le dinamiche dietro crimini così efferati?

Il profilo psicologico degli autori di un omicidio come quello di Luca Varani può offrire spunti cruciali per comprendere le dinamiche dietro tali crimini. Analizzando il comportamento degli aggressori, si possono individuare fattori psicologici, emotivi e sociali che contribuiscono alla violenza. 

Nel caso di Marco Prato e Manuel Foffo, l’abuso di sostanze stupefacenti ha giocato un ruolo importante, alterando la percezione della realtà e riducendo il controllo impulsivo. Inoltre, le dinamiche relazionali tra i due, caratterizzate da manipolazione e controllo reciproco, hanno potuto alimentare comportamenti violenti. Il profilo psicologico consente di esplorare anche traumi passati, disturbi della personalità o  vulnerabilità psicologiche che potrebbero essere alla base di un comportamento così estremo. Comprendere questi aspetti non giustifica l’atto, ma aiuta a individuare i fattori che lo hanno alimentato, contribuendo alla creazione di interventi preventivi per gestire situazioni di rischio e per trattare le persone vulnerabili prima che la violenza esploda.

Quali fattori psicosociali potrebbero aver influito sul comportamento dei responsabili, ecome possiamo prevenirli o identificarli in futuro?

I fattori psicosociali che potrebbero aver influito sul comportamento degli autori dell’omicidio di Luca Varani includono includono l’abuso di droghe, che compromette il giudizio e aumenta l’impulsività, e problematiche psicologiche non trattate, come disturbi della personalità. Le dinamiche di relazione tra i due aggressori, caratterizzate da manipolazione e controllo reciproco, hanno alimentato il comportamento violento. Per prevenire simili crimini, è fondamentale intervenire su salute mentale e dipendenze, monitorando segnali di disagio e offrendo supporto psicologico. Inoltre, è cruciale sensibilizzare sulla violenza nelle relazioni e garantire l’accesso a trattamenti terapeutici tempestivi per chi è vulnerabile.

In che modo la comunicazione mediatica di questi eventi può influenzare la percezione pubblica e la comprensione della psicologia criminale?

La comunicazione mediatica di crimini come quello di Luca Varani può influenzare lapercezione pubblica. Mentre i media si concentrano sull’impatto emotivo dell’evento, è fondamentale che vengano trattati anche gli aspetti psicologici sottostanti, senza giustificare in alcun modo l’atrocità dell’omicidio. Una copertura equilibrata e consapevole può stimolare una riflessione più profonda sulla prevenzione della violenza e sulla comprensione dei fattori che contribuiscono ai comportamenti criminali.

Qual è il ruolo delle relazioni interpersonali e delle dinamiche di gruppo in casi diomicidio che coinvolgono più persone, come quello di Varani?

Le relazioni interpersonali e le dinamiche di gruppo sono cruciali nei casi di omicidi coinvolgenti più persone. Quando gli aggressori agiscono insieme, possono influenzarsi a vicenda, alimentando la violenza. La presenza dell’altro può ridurre il senso di responsabilità individuale, portando a comportamenti più estremi. Inoltre, la dinamica di gruppo può disumanizzare la vittima, facendola percepire come un oggetto, ma possono anche amplificare la percezione di impunità e diminuire l’empatia verso la vittima. Le persone possono sentirsi meno responsabili delle proprie azioni, favorendo una “disinibizione” che porta a comportamenti più estremi.

Come possono i professionisti della salute mentale collaborare con le autorità per migliorare la prevenzione e l’intervento in casi simili?

I professionisti della salute mentale possono lavorare in sinergia con le autorità per potenziare la prevenzione e l’intervento, offrendo supporto nella valutazione psicologica di individui a rischio, riconoscendo segnali di disagio emotivo e comportamenti violenti. La formazione delle forze dell’ordine e degli operatori legali sui temi della salute mentale è cruciale per riconoscere i fattori psicologici alla base di crimini. Inoltre, possono intervenire in contesti familiari o di gruppo, offrendo supporto psicoterapeutico e prevenendo l’escalation di violenza. Una stretta collaborazione con le autorità aiuta a sviluppare politiche pubbliche più efficaci, migliorando la risposta complessiva a situazioni ad alto rischio.

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Maria Teresa Baldini: “Lo sport è…donna” https://www.livemag.it/index.php/2025/03/07/maria-teresa-baldini-lo-sport-edonna/ https://www.livemag.it/index.php/2025/03/07/maria-teresa-baldini-lo-sport-edonna/#respond Fri, 07 Mar 2025 10:49:42 +0000 https://www.livemag.it/?p=46148 Sì è svolto oggi, presso l’aula commissione agricoltura della Camera dei Deputati la conferenza stampa “Lo sport è…donna”. “A pochi giorni dalla festa della donna – ha spiegato l’on. Maria Teresa Baldini organizzatrice dell’evento – una conferenza per porre interrogativi e mettere in campo i vari aspetti culturali che contraddistinguono la donna nello sport e […]

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Sì è svolto oggi, presso l’aula commissione agricoltura della Camera dei Deputati la conferenza stampa “Lo sport è…donna”. “A pochi giorni dalla festa della donna – ha spiegato l’on. Maria Teresa Baldini organizzatrice dell’evento – una conferenza per porre interrogativi e mettere in campo i vari aspetti culturali che contraddistinguono la donna nello sport e come questi abbiano risvolti sociali e culturali nella società”. S

ono ancora troppi i divari e le dicriminazioni di genere nello sport – ha spiegato Maria Teresa Baldini medico chirurgo ed ex campionessa nazionale di basket. Bisogna tutelare per questo i diritti delle atlete e promuovere la parità di genere nello sport, valorizzando la pratica sportiva femminile a tutti i livelli, che possa dare a bambine, ragazze e donne le stesse opportunità di crescita e realizzazione”.

L’inclusione delle donne nello sport ha spiegato Paola Frassinetti, Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione e del Merito “è stato un lungo percorso a causa della grande discriminazione. Ma grazie anche al contributo delle atlete italiane che hanno primeggiato nelle loro discipline siamo quasi arrivati a colmare questo divario. Dal punto di vista economico esistono ancora delle differenze che andrebbero comunque colmate, ma crediamo che questa sia la strada giusta. Anche nelle scuole noi cerchiamo di portare la ginnastica e l’educazione motoria, già dalla scuola primaria, per fare in modo che anche i più piccoli abbiano una concezione di sport e per incentivare le bambine a intraprendere discipline sportive”.

All’evento sono intervenuti anche l’on. Catello Vitiello, avvocato, Susanna Galli, Ex Nazionale Italiana Basket, Giocatrice “The Team” Nazionale Over 55, Virgilio Marino, Presidente Golden Player Italia, Francesco Maresca, Coach Nazionale Golden Over 45, Valerie Still, Hall of fame Kentucky University e Wnba Francesc Clapcich, Velista. L’incontro e’ stato moderato da Pietro Colnago, giornalista sportivo.

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Magic Mike Revolution: al teatro Garbatella uno show che unisce talento e sensualità https://www.livemag.it/index.php/2025/03/06/magic-mike-revolution-al-teatro-garbatella-uno-show-che-unisce-talento-e-sensualita/ https://www.livemag.it/index.php/2025/03/06/magic-mike-revolution-al-teatro-garbatella-uno-show-che-unisce-talento-e-sensualita/#respond Thu, 06 Mar 2025 19:28:37 +0000 https://www.livemag.it/?p=46104 Quando talento e passione si uniscono, non può che nascere qualcosa di speciale. Magic Mike Revolution, che sabato e domenica debutta al Teatro Garbatella di Roma, è l’insieme di tanto lavoro e tanto sacrificio di Daniel Mastrangeli, ideatore e coreografo dello show, e di 10 ragazzi dalle capacità strepitose che insieme mettono in scena la […]

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Quando talento e passione si uniscono, non può che nascere qualcosa di speciale. Magic Mike Revolution, che sabato e domenica debutta al Teatro Garbatella di Roma, è l’insieme di tanto lavoro e tanto sacrificio di Daniel Mastrangeli, ideatore e coreografo dello show, e di 10 ragazzi dalle capacità strepitose che insieme mettono in scena la versione teatrale del celebre film con Channing Tatum.

Credo di aver visto in vita mia centinaia di spettacoli del genere, considerando che nel 1998 per primo ho portato le immagini in Italia del California Dream Men (il più famoso gruppo di strip e dancer maschili della storia). Che di lì a qualche settimana, con poche date al teatro Smeraldo di Milano (oggi al suo posto c’è Eeitaly) diede uno scossone a un settore fino a quel momento considerato solo da 8 marzo o da night club.

Diciamo che in seguito ho avuto modo di collaborare con tanti gruppi, diventati celebri, che per anni sono stati in tv anche per merito mio. Tuttavia quella moda è passata, e verso la metà degli anni 2000 quel tipo di mercato si è impantanato. Non tanto per il disinteresse del pubblico, quanto per una mandria di improvvisati a basso costo che ha rovinato la piazza.

Non pensavo un giorno di rivedere su un palco qualcosa del genere; quando Daniel Mastrangelo ed io ci siamo incontrati subito dopo le vacanze di Natale, sinceramente avevo dato scarsa considerazione alla sua iniziativa: riportare in scena un gruppo di ballerini e acrobati, un vero e proprio tripudio di sensualità e magia. Non ci credevo, o non abbastanza.

Quando poi complice una simpatica insistenza da parte di lui, nell’andare a vedere le prove dello spettacolo, mi sono ritrovato davanti a una straordinaria rappresentazione. Di danza moderna, anche classica, con balli di gruppo, di coppia, assoli. Tutto splendidamente coreografo da una sola idea: il corteggiamento tra donna e uomo, che oggi non esiste quasi più. Il rispetto per la donna, la passione per la donna. E Magic Mike Revolution è tutto questo. Non aspettatevi i classici strip, perchè rimarrete delusi da quel punto di vista.

Magic Mike Revolution è una storia, un’antologia dell’approccio sensuale fra due sessi contrapposti, che si sfiorano, si rispettano, si amano ma senza mai eccedere nella scontata trasgressione.

Ecco perchè lo consiglio, poiché forse oggi più di allora, c’è la possibilità di non essere disturbati solo dai corpi scultorei (che non mancano) in attesa del canonico “smutandamento” di ogni singolo protagonista per la gioia di un pubblico che non è quello di Magic Mike Revolution. Ma si assiste a un talento straordinario, a uno spettacolo costruito con amore, nei minimi dettagli: dalla scenografia, alle coreografie, ai costumi, alle musiche, a una conduzione non canonica ma alternativa.

L’8 e il 9 marzo al Teatro Garbatella di Roma sono date di inizio per un tour che porterà questo show in giro per l’Italia e, chissà, magari in futuro anche in tv.

ANDREA IANNUZZI

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#Radiofestival di RTL102.5: “Sui social copertura con oltre 70 milioni di visualizzazioni” https://www.livemag.it/index.php/2025/02/21/radiofestival-di-rtl102-5-sui-social-copertura-con-oltre-70-milioni-di-visualizzazioni/ https://www.livemag.it/index.php/2025/02/21/radiofestival-di-rtl102-5-sui-social-copertura-con-oltre-70-milioni-di-visualizzazioni/#respond Fri, 21 Feb 2025 15:28:53 +0000 https://www.livemag.it/?p=45138 Si è concluso il #RADIOFESTIVAL di RTL 102.5, l’operazione della prima radio d’Italia a Sanremo 2025. Per tutta la settimana, RTL 102.5 ha trasmesso dalla Città dei Fiori, dove il suo Radio Truck ha accolto i protagonisti del Festival della Canzone Italiana. Ogni giorno, la prima radio d’Italia ha raccontato il Festival di Sanremo 2025 […]

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Si è concluso il #RADIOFESTIVAL di RTL 102.5, l’operazione della prima radio d’Italia a Sanremo 2025. Per tutta la settimana, RTL 102.5 ha trasmesso dalla Città dei Fiori, dove il suo Radio Truck ha accolto i protagonisti del Festival della Canzone Italiana. Ogni giorno, la prima radio d’Italia ha raccontato il Festival di Sanremo 2025 attraverso tutti i touchpoint, con grandi ospiti, interviste esclusive e tanta musica con i protagonisti della kermesse canora.

Nella settimana sanremese, RTL 102.5, con #RADIOFESTIVAL, è diventata protagonista nel mondo social con una copertura di oltre 70 milioni di visualizzazioni, creando un importante coinvolgimento del pubblico con oltre 3 milioni di interazioni, un total video views di oltre 43 milioni e il 47% di replays dei Reel su Instagram.

Questi numeri evidenziano una significativa diffusione dei contenuti e un’interazione costante durante l’evento.

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