Veronica Rudian: la musica che arriva dalla luna fa tappa ad Asti

Veronica Rudian è nata a Bordighera il 15 giugno, sotto il segno dei gemelli, classe 1990. La costa dell’estremo ponente ligure è la sua casa, il luogo privilegiato dove ascoltare il canto del mare e tradurlo in musica. Per definire Veronica Rudian non bastano le parole: bisogna sentire la sua musica, con la quale travolge. Impossibile rimanere indifferenti all’onda emotiva che riesce a comunicare. Veronica e il piano sono una sola cosa e le note sembrano fluire, attraversandola. Apparentemente fragile e delicata, quando è “connessa” con il suo strumento, diventa un’altra. Non può rispondere a chi chiede da quando la musica sia entrata nella sua vita, perché la musica è il suo respiro, la vita stessa. Il suo è “un magico mondo” come quello di Amèlie, un mondo parallelo dove la musica regna sovrana. La giovane compositrice e pianista ligure, sarà in concerto ad Asti giovedì 19 maggio, nell’incantevole cornice del Diavolo Rosso, fucina di musica e creatività, luogo di incontro e condivisione.

Veronica si dice di te che sembri arrivare da un altro pianeta, la Luna…
Non mi disturba affatto, anzi…In realtà è esattamente la sensazione che provo da sempre, da quando bambina, faticavo a sentirmi come gli altri bambini che avevano interessi molto diversi dai miei. Avevo tre anni quando inconsciamente, ho scoperto che la musica era parte di me. Mi raccontano che con una pianolina giocattolo, accennai un brano degli 883 sentito alla radio. Da quel momento la mia attenzione, il mio centro è stata la musica, anche se non ne capivo la ragione. Mi sentivo sempre fuori dal coro, diversa. Spesso sono stata bullizzata, presa in giro per questo. Ci sono voluti anni e tanto sacrificio da parte mia e della mia famiglia, ma ne è valsa la pena e direi che la mia rivincita me la sono presa!

La pianista venuta dalla luna ma con radici profonde sulla Terra…
Proprio questa emarginazione mi ha resa più attenta alle sfumature, ai sentimenti di tutti, alle piccole cose meravigliose che abitano la terra: i piccoli fiori, gli animali, ogni essere vivente che la abita. È una bella sensazione poter “volare” seguendo l’ispirazione, guardare dall’alto il mondo e ascoltarne il respiro. Le mie radici sono profonde, intrecciate di affetti e tutto l’amore che la mia famiglia ha saputo riversare nella mia vita fidandosi di quella strana bambina che invece di scrivere diari segreti, dialogava solo con il suo pianoforte, sostituendo le note alle parole.

Sei in giro per l’Italia con il Tour Luce che è anche il titolo del tuo album, ci racconti?
Luce è un album composto di tredici tracce per pianoforte e orchestra, una musica libera da qualunque “catalogazione”, che abbraccia stili diversi dal jazz, al pop, alla classica, melodica, celtica. La musica è libertà, è espressione della mia creatività che ha radici in ogni genere musicale. Quando arriva sembra venire da dentro di me e mi rapisce. Arriva in testa e solitamente, sono archi e pianoforte. A quel punto sento l’urgenza di andare al piano e provarla, completarla. L’ultima fase è la scrittura. Lavoro tantissimo sulla tastiera ad ogni più piccolo particolare, poi la registro e infine la scrivo. È un’onda, irrefrenabile, un’alta marea. Luce è nato così ed è una raccolta che nasce e ri-nasce ogni volta che ho la possibilità di suonarla, di farne dono, di lasciare che prenda il vento e voli… Spero che sarà così anche al Diavolo Rosso dove porterò non solo i brani dell’album ma anche qualche sorpresa.

Che musica ascolti?
Io sono appassionata di musica e amo David Bowie, Jim Morrison e Dylan. Sono molto curiosa e ascolto tantissima musica di ogni genere, perché credo che sia necessario alimentare, lasciare crescere liberamente la nostra ispirazione, che mai va contenuta o ingabbiata.

Chi ha avuto la fortuna di vederti suonare, è rimasto stupito da come tu diventi un tutt’uno col pianoforte e dalla forza della tua musica…

Prima di un concerto, entro in una mia “bolla”, dove non c’è nient’altro che la musica e il battito del mio cuore. Un isolamento dove dialogo con lei, la respiro, lasciando che mi scorra dentro. Quando, finalmente, poso le mani sul piano, riprende a scorrere, a fluire in uno scambio energetico che mi attraversa per arrivare a chi ascolta, almeno lo spero. Questo è lo scopo, la magia della musica, che è condivisione, è dialogo, è mutuo soccorso.

Sei testimonial di Emergency e molto attenta al sociale. Hai suonato quest’anno nel sud Italia, a Cetraro in Calabria e a Bergamo poche settimane fa, dando voce a due associazioni che si occupano di autismo. Cosa significa per te?
Come ho detto, all’inizio la musica mi ha isolata dal mondo. È sempre stata una sorta di diario segreto, al quale confidare ogni sentimento. Imparando a gestire questo talento che mi sono ritrovata, ho capito che era un mezzo potente di comunicazione e di apertura al mondo. Un dono che non posso tenere per me ma che sento il bisogno e il dovere di condividere, anche e soprattutto con chi non ha voce o non abbastanza forte in un mondo così pieno di frastuono.

ENRICO SANTAMARIA aka SANTY

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