
Fabiola Cetera, calabrese, ha 22 anni e dal 2016 ha mosso i primi passi nel mondo della fotografia. Prima in modo amatoriale, ora però è diventata una parte importante della sua vita.
Le foto su Instagram sono sempre molto sexy, ma nella vita quotidiana Fabiola è tutto l’opposto: “tuta, felpa e via! Tranne il fine settimana, quando si esce.. lì la mia sensualità esce fuori nel mio abbigliamento”.
Lunatica, altruista e ogni tanto anche un po’ pigra. Sono i tre aggettivi che la contraddistinguono.
Come detto il suo primo shooting è stato a 16 anni, “Con un amico di mia mamma che scattava per passione, da lì mi sono innamorata di questo mondo ed ho iniziato a fare gavetta per diversi fotografi. All’epoca ero ancora minorenne e dovevo essere sempre accompagnata da un genitore. Ricordo ancora l’emozione e l’agitazione prima di iniziare e non nascondo che ancora adesso, a distanza di anni, l’emozione è ancora molto forte. Posare mi rilassa: penso sia una delle poche cose che mi faccia stare bene.
Il tuo rapporto con i social? “Li uso per lavorare e cercare di far capire agli altri che posare non vuol dire solo mettersi mezze nude e mostrare parti del corpo”.
Haters e followers? Come ti comporti? “All’inizio anche una piccola critica mi faceva stare male, pensavo e ripensavo a cosa avessi potuto sbagliare… Ora come ora ne ne frego.
Passioni? “Oltre al posare, altre mie passioni sono: stare in cucina, provare ricette nuove soprattutto di dolci, Mi piace molto creare torte, stare con gli animali, gatti e cani che amo alla follia, e aiutare gli anziani. Non mi dispiacerebbe lavorare nelle case di riposo. Spero in un futuro di riuscire a lavorare anche con loro.
Tanti sogni nel cassetto, tanti sani desideri di una ragazza con tanta vita ancora davanti. “Forse troppi.. sto cercando di migliorare nel posare, vorrei fare arrivare le mie foto un po’ ovunque e riuscire a fare capire anche alla gente l’impegno e il lavoro che sta dietro nel realizzare dei servizi fotografici. Poi chissà, magari aprirò un canile o una casa di riposo…”.
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